Milano, 28.7.2015

Una capo cameriere di un piccolo albergo viene licenziata perché le banche hanno tolto il credito alla padrona e una catena di fast food diventa il nuovo proprietario. Anche il cuoco e i camerieri sono licenziati. Il marito della capo cameriera viene licenziato dall’azienda di tram della città perché alcune linee non rendono più. I due vagano in cerca di lavoro da un posto all’altro, attraversando varie vicissitudini, fino quando alla padrona dell’ex ristorante viene l’idea di rimettersi in affari e aprire un ristorante di lusso che attira clienti.
Si può parlare di disoccupazione anche con una commedia che apre alla speranza. Ed un regista stralunato come Kaurismaki la utilizza per affermare il valore della responsabilità e della volontà pur in un percorso attraverso le miserie.
LA CRITICA

Stile minimalista (all’apparenza), personaggi laconici, tensione dolceamara (tra la più nera disperazione e la poesia della speranza): ecco Nuvole in viaggio, l’ultimo, bellissimo film di Aki Kaurismaki, che, dai rigori climatici e psicologici della Finlandia, continua a confermarsi come uno degli autori europei più inventivi e rigorosi. Kaurismaki (che come sempre ha scritto, diretto, montato e prodotto il film, il quindicesimo, senza contare i corti) racconta questa volta una storia di quotidiana disoccupazione: un uomo, una donna, un cane e tutti i loro amici, lasciati sul lastrico dall’improvviso licenziamento, la disperazione istintiva, sulla quale prendono il sopravvento, nonostante tutto, la voglia di ricominciare e il senso della propria dignità. “La disoccupazione è una catastrofe che colpisce non solo la Finlandia, ma quasi tutto il mondo”, ha detto Kaurismaki. “E credo che in questo momento un film possa proporsi solo di offrire una speranza, da un lato, e un documento, dall’altro”. Da qui il lieto fine (temporaneo, ovviamente), la solidarietà ironica con cui tutti ricominciamo. Ispirato a Ladri di biciclette e a La vita è una cosa meravigliosa, dickensiano nell’accumularsi delle catastrofi e nell’umorismo sotterraneo, un film tutto giocato sulla gamma del blu e su una composizione matematica del’inquadratura, che commuove senza essere mai patetico, che non perde di vista né la moralità né il cinema. E’ dedicato a Matti Pellonpaa, l’attore preferito di Kaurismaki, morto l’anno scorso, che è il bambino nella foto incorniciata.
( Emanuela Martini, Film TV)
Marito e moglie in un momento molto difficile. Lui, autista di autobus, rimane senza lavoro, lei perde il ristorante che gestiva. Tentano in ogni modo di risalire la china. Lei finisce in un locale gestito da un malavitoso che non la paga. Lui tenta di rifarsi investendo quel poco che possiedono alla roulette. Perde. Quando tutto sembra perduto ecco che qualcuno dà una mano. I due possono aprire un ristorante, fare tutto per bene, aspettare che il primo cliente entri. Ed entra, con molti altri. La vita riprende, la fortuna ha girato. Ci si può rilassare qualche istante guardando le nuvole che viaggiano nel cielo. Basta niente al talentoso Kaurismäki per fare un ottimo film. Rigoroso e realista e senza bisogno del dramma finale. (M. Morandini)