Oltre 100 milioni di persone in fuga

L’Unhcr segnala un recente forte aumento dovuto a conflitti, violazioni e calamità

Il numero di persone costrette alla fuga dalle proprie abitazioni e dai propri Paesi d’origine a causa di guerre, persecuzioni, violenza e violazioni dei diritti umani ha registrato un aumento senza precedenti nel 2022 di 19 milioni, raggiungendo così il livello record di 108,4 milioni. Un andamento di crescita che non ha mostrato segni di rallentamento nei primi mesi del 2023, anche a causa delle guerre in corso e di nuovi conflitti, spingendo il numero delle persone in fuga a un totale stimato in 110 milioni al maggio scorso. È quanto riportato dal Global Trends in Forced Displacement, il principale rapporto annuale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur-Unhcr). Alla fine del 2022 si registravano infatti 62,5 milioni di sfollati interni, 35,3 milioni di rifugiati, 5,4 milioni di richiedenti asilo e 5,2 milioni di persone in necessità di protezione internazionale. È stato soprattutto il numero totale di rifugiati ad aumentare nell’ultimo anno di una quota record del 35%, pari a 8,9 milioni di persone, incremento dovuto in gran parte ai rifugiati ucraini in fuga dalla guerra internazionale nel loro Paese e alle stime riviste sugli afgani nella Repubblica islamica dell’Iran e in Pakistan. Il numero di rifugiati dall’Ucraina, in particolare, è salito da 27.300 alla fine del 2021 a 5,7 milioni alla fine del 2022, costituendo così il più rapido esodo di rifugiati al mondo dalla Seconda guerra mondiale. I dati del Global Trends confermano poi come siano sempre i Paesi a medio e basso reddito ad ospitare la maggior parte delle persone in fuga, circa il 76% del numero complessivo mondiale, con i 46 Paesi meno sviluppati che rappresentano meno dell’1,3% del Pil globale ma ospitano oltre il 20% di tutti i rifugiati. Inoltre, circa il 70% dei rifugiati e delle persone bisognose di protezione internazionale vivono nei Paesi vicini ai loro Paesi di origine da cui sono fuggiti. Secondo l’Alto commissario per i rifugiati, Filippo Grandi, «questi numeri dimostrano che ci sono persone fin troppo pronte a ricorrere alla guerra, ma decisamente troppo lente a trovare soluzioni. La conseguenza è la devastazione, lo sfollamento e l’angoscia per milioni di persone sradicate con la forza dalle loro case». La maggior parte resta nel proprio Paese o in quelli vicini Turchia, Repubblica islamica dell’Iran, Colombia, Germania e Pakistan sono i Paesi che ospitato il maggior numero di rifugiati e persone bisognose di protezione, che per oltre l’87% sono originari di soli 10 Paesi. Il Global Trends segnala che milioni di rifugiati dall’Ucraina hanno ricevuto accoglienza temporanea negli Stati membri dell’Ue e in diversi altri Paesi, mentre il 2022 ha fatto registrare 2,6 milioni di nuove domande di asilo, un numero mai registrato prima e riguardante oltre 140 nazionalità e 155 Paesi. Circa 2 nuove domande di asilo su 5 sono state presentate da cittadini della macroregione America Latina e Caraibi, in particolare da Cuba, Nicaragua e Venezuela, mentre è cresciuto anche il numero di domande
N.03/06 – Rubrica settimanale 27-06-2023 a cura di Enrico Panero
di asilo da parte di cittadini afghani e siriani. Gli Usa sono rimasti il principale destinatario di domande, ricevendone 730.400 nel 2022 cioè quasi quattro volte di più rispetto all’anno precedente. Il volume complessivamente accresciuto di nuove domande ha fatto sì che il numero di richiedenti asilo in attesa di decisione in merito alla loro richiesta sia aumentato del 18% salendo a 5,4 milioni. L’Unhcr segnala che la maggior parte delle persone costrette a fuggire dalle proprie abitazioni non attraversa un confine internazionale, così il 58% circa di tutte le persone sfollate con la forza è rimasto nel proprio Paese, spostamenti interni che hanno coinvolto circa 28 milioni di persone soprattutto per la guerra in Ucraina e i conflitti in Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e Myanmar. Altri 32,6 milioni di nuovi spostamenti sono stati causati da calamità, che quando si verificano nei Paesi meno sviluppati e in piccoli Stati insulari in via di sviluppo causano perdite economiche elevatissime. Intanto, nella prima metà del 2023 conflitti nuovi e in corso hanno continuato a mettere in fuga le persone. In Somalia, ad esempio, dove oltre un milione di persone è fuggito a causa di conflitti, inondazioni e siccità. Il conflitto scoppiato in aprile in Sudan, poi, sta già avendo effetti devastanti sulla popolazione civile, con oltre 3,5 milioni di sudanesi sfollati interni, 1,1 milioni di rifugiati ospitati nel Paese e circa 400.000 rifugiati nei Paesi limitrofi. In aumento anche gli sfollati in Myanmar (quasi 2 milioni) e in Repubblica Democratica del Congo (oltre 6 milioni). Una costante, sottolinea il Global Trends, è che la maggior parte dei rifugiati e delle persone sfollate stanno comunque il più vicino possibile ai loro Paesi: una percentuale stimata intorno al 70% a fine 2022, mentre negli ultimi cinque decenni tre quarti di queste stesse popolazioni sono rimasti all’interno della loro regione di origine. Unhcr e Iom chiedono azione urgente nel Mediterraneo Dato che una parte della popolazione di sfollati cerca anche di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo, l’ultima tragedia delle migrazioni verificatasi lo scorso 14 giugno al largo delle coste della Grecia, la più grave degli ultimi anni con un numero ancora imprecisato di vittime, è assolutamente connessa al generale aumento di persone in fuga dai rispettivi Paesi. L’Unhcr e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim-Iom) hanno così subito chiesto un’azione urgente e decisa all’Ue e ai suoi Stati membri. «È evidente che l’approccio attuale al Mediterraneo non è praticabile. Anno dopo anno, quella del Mediterraneo continua ad essere la rotta migratoria più pericolosa al mondo, con il tasso di mortalità più elevato. Gli Stati devono unirsi e colmare le lacune dell’attività di ricerca e del soccorso. Questi sforzi collettivi dovrebbero avere al centro di ogni risposta i diritti umani dei migranti e il salvataggio delle vite» hanno dichiarato i responsabili dell’Oim. Mentre secondo l’Unhcr «l’Ue deve mettere la sicurezza e la solidarietà al centro della propria azione nel Mediterraneo», perché alla luce dei crescenti movimenti di rifugiati e migranti in quest’area «sono necessari sforzi collettivi, tra cui un maggiore coordinamento, solidarietà e condivisione delle responsabilità, per salvare vite umane, così come previsto dal Patto su immigrazione e asilo dell’Ue, con un meccanismo regionale concordato di sbarco e ridistribuzione per le persone che arrivano via mare».