Patria

Milano, 10.3.2015

Un operaio che sale sulla ciminiera per protestare contro la chiusura della fabbrica; un sindacalista che cerca di impedire il folle gesto ma anch’egli disperato nel constatare come la concezione del lavoro si è ridotta di fronte alla crisi. Questi i personaggi di Patria del regista romano Felice Farina che, insieme ad un guardiano che ha trovato lavoro in quanto invalido,  utilizza per portare sullo schermo il libro di Enrico Deaglio dallo stesso titolo. Il libro, ed il film, ripercorrono gli avvenimenti più significativi degli ultimi trent’anni attraverso gli occhi dei nostri 3 protagonisti ma anche attraverso il materiale delle Teche Rai e del Centro Sperimentale di Cinematografia. La riscoperta dei materiali di documentazione per ravvivare la memoria, così come aveva fatto Davide Ferrario con La zuppa del diavolo, proiettato recentemente ad un interessante convegno organizzato da Bibliolavoro ed Università Cattolica, sta diffondendosi e se questo si inserisce in un film come quello di Farina ben venga. Anche la scelta di tre vittime per raccontare come la classe dirigente è stata spesso irresponsabile è una operazione interessante ma la struttura troppo teatrale dell’operazione forse non riesce a coinvolgere i giovani che queste storie non hanno vissuto. Comunque un film da recuperare.