Progetto Repartir: focus su conciliazione e disabilità

Milano, 19.1.2015
 
Si è tenuto a Milano la scorsa settimana il corso formativo di due giorni sulla gestione della diversità nei luoghi di lavoro, previsto nell’ambito delle attività del progetto europeo Repartir promosso dalla Cisl Lombardia. 
Nella due giorni, si è analizzato il ruolo che possono svolgere le rappresentanze sindacali nei luoghi di lavoro, con una particolare attenzione alle tematiche della conciliazione e della disabilità. Nella prima giornata Fiorella Morelli, responsabile del Coordinamento donne della Cisl Lombardia, ha presentato la tematica della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, insistendo soprattutto sul concetto che la conciliazione non è una problematica che riguarda solo le donne, ma anche gli uomini e in generale tutti i componenti del nucleo familiare. Per motivi principalmente culturali, però, viene ancora vista come una questione prettamente femminile. Durante il suo intervento, Morelli ha sottolineato due concetti molto importanti: il sorgere di nuovi bisogni e di nuove tipologie di cura, non più dei figli ma dei genitori o dei parenti anziani (tematica non ancora affrontata in ambito legislativo); il ruolo e l’importanza della contrattazione come strumento principale per affrontare la questione della conciliazione nei luoghi di lavoro, impegnandosi in prima persona e non lasciando l’iniziativa contrattuale solo alle imprese.
Nella discussione si sono anche affrontati gli aspetti problematici della gestione della diversità in azienda, sottolineando come in questo periodo si realizzi soprattutto una contrattazione difensiva, più che propositiva, che si occupa più degli aspetti salariali che di “welfare sociale”. 
Durante la seconda giornata è intervenuta Silvia Stefanovichj, del dipartimento Politiche sociali e della salute della Cisl nazionale, che ha affrontato la questione delle disabilità, sottolineando le capacità, abilità e competenze, che un delegato sindacale deve avere per cogliere le diversità e gestirle. Stefanovichj ha innanzitutto dato una definizione di “diversity management” inteso come l’idea di una condivisione della responsabilità della gestione delle diversità in azienda, un problema di approccio, di cultura e quindi di riflessi organizzativi. In quest’ottica, è molto importante il ruolo che possono svolgere le rappresentanza sindacali nelle aziende, in quanto i delegati sindacali possono contribuire alla definizione di strumenti di gestione inclusiva, limitando i rischi della diminuzione di equità percepita, creando un clima aziendale favorevole alle diversità, anche alla possibilità di cogliere precocemente i segni di disagio e vulnerabilità sociale che possono nascere nelle aziende. L’idea di fondo è quella della logica win-win: attraverso una valorizzazione della diversità si può crescere con la produttività sul mercato e promuovere la piena realizzazione dei lavoratori in azienda. Se poi, come auspicabile, per la gestione della diversità si agisce in raccordo con il territorio in cui l’azienda si trova, la logica è quella win-win-win, in quanto in questo caso vincerebbero i cittadini, le imprese e i territori in cui essi si trovano.