Shoah, Rancati: diventiamo testimoni per custodire il ricordo vivo nel tempo

Milano, 2.4.2019

“Diventiamo tutti noi testimoni dei testimoni sopravvissuti e dei tanti che prima di noi sono stati qui e hanno visto e sentito l’impegno di custodire il ricordo di quegli avvenimenti vivo nel tempo per le generazioni future, perché restino indelebili nelle coscienze e nella memoria collettiva. E in questo esercizio della memoria sentirci tutti parte di una comunità di persone che si riconosce in valori condivisi e conseguenti responsabilità”. Così il segretario regionale della Cisl Lombardia, Pierluigi Rancati, nel corso del suo intervento pronunciato a nome di Cgil Cisl e Uil regionali in occasione della visita al Memoriale della Shoah. Sotto un cielo insolitamente sereno, stridente con la drammaticità del luogo, Rancati ha invitato gli oltre 700 studenti, pensionati e lavoratori giunti in visita ai campi grazie al “Treno per la memoria 2019” di Cgil Cisl e Uil regionali, a diventare testimoni attivi, affinché “ciò che è stato, mai più si ripeta e non trovi mai spazio la rassegnazione o, peggio, l’indifferenza a un orrore così grande come quello che si è consumato qui ad Auschwitz e in tanti altri luoghi della Shoah, con l’annientamento di uomini e donne, ragazzi e ragazze, anche più giovani di tanti e tante di voi”.

“Il dovere della memoria per la barbarie e l’orrore riversati in questo luogo, in un passato che il nostro ricordo rende meno lontano, e per ogni altro orrore più recente o contemporaneo, è tanto più impegnativo oggi, quando i disvalori che permisero un tempo quegli eventi sembrano trovare uno spazio forse mai così largo e diffuso, in Italia come in molta parte d’Europa e del Mondo – ha sottolineato Rancati -. Non è forse esperienza di tutti i giorni sentire nuovamente sdoganata l’idea dello straniero, dello zingaro, come una presenza “infestante”?”.

Il segretario regionale ha inoltre ricordato che “la Comunità internazionale, l’Europa, ha chiuso gli occhi per non vedere quello che accade nei centri di detenzione in Libia e Turchia, la cui realizzazione ha promosso e finanziato, dove profughi, richiedenti asilo o protezione internazionale sono trattenuti arbitrariamente e sottoposti a gravi violazioni dei diritti umani, a violenze, torture e abusi. Oppure, ignobilmente, questa Europa ha lasciato alle acque del Mediterraneo l’incombenza di una più conclusiva e tragica forma di respingimento”. “Ricordiamoli tutti questi fatti perpetrati a danno di un popolo o parte di esso, o di singole persone, nella loro unicità, certo, ma anche nella loro universalità, – ha detto – come ferita e danno inferti all’umanità intera. E questo ricordo ha senso se è un impegno che si rinnova sempre, verso tutti e dovunque nel mondo”.

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