Sully

Milano, 5.12.2016 

Il 15 gennaio 2009 un aereo della US Airways volava su New York a bassissima quota quasi fosse una replica di quel tragico11 settembre. In realtà si trattava di una emergenza in quanto, decollato dall’aeroporto di LaGuardia con 155 persone a bordo, è stato colpito da uno stormo di oche che hanno distrutto i due motori. Il pilota Chesley Sullenberger (Sully è il suo diminutivo) tenta un ammaraggio nell’Hudson salvando equipaggio e passeggeri. Per l’opinione pubblica è un eroe, per la compagnia aerea e l’associazione federale invece deve giustificare la perdita dell’aeromobile rischiando posto e pensione. Clint Eastwood se ne intende di eroi e li ha inseriti nei suoi film con caratteristiche diverse. Qui siamo di fronte ad un uomo che si trova a combattere una eccessiva esposizione mediatica ed a rispondere alle accuse federali pur avendo operato per il bene delle persone portandole tutte in salvo. E’ uno scontro tra umanità e denaro, tra reazioni umane e simulazioni al computer. Ma soprattutto è la difficoltà, per un eroe anche inconsapevole della sua notorietà, di raggiungere un equilibrio personale visto che è benvoluto dal pubblico ma processato da un sistema gerarchico che non sa cosa sia l’umanità.  La commissione d’inchiesta è obbligatoria in questi casi ma l’attenzione al fattore umano ed alla professionalità rischia di essere totalmente dimenticato. Ma a ricordarlo è questa figura interpretata da Tom Hanks, la vera rappresentazione dell’eroe moderno che non si sacrifica né per denaro, né per gloria o per vanità e potere. Una persona come i milioni che quotidianamente fanno bene il loro lavoro ma sono invisibili e sconosciuti. Un film sulla responsabilità sociale ben diretto ed interpretato al quale auspichiamo anche un successo commerciale.