Transizione ecologica e buona occupazione: binomio possibile?

Nella giornata di giovedì 20 aprile si è tenuto il secondo incontro del ciclo “Stare in Campo” (iniziative promosse da Cisl Lombardia e Bibliolavoro) dal titolo “Transizione ecologica e buona occupazione: binomio possibile?”.

L’incontro è stato moderato da Rita Querzè, giornalista del Corriere della Sera e ha visto come protagonisti Francesco Buzzella, Presidente di Confindustria Lombardia e Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente Onlus, i quali si sono confrontati su diversi temi legati alla transizione ecologica, alla politica industriale e all’occupazione. Come ha ricordato il Presidente di Bibliolavoro Ferdinando Piccinini si è voluto far incontrare due binari che a volte sono visti come paralleli, l’industria e la sensibilità verso i temi ambientali, sottolineando l’importanza che ha questo tema per il mondo sindacale ogni giorno in gestione di attività che ricadono sia sul sistema industriale sia sul sistema ambientale.

Riprendiamo alcune dichiarazione dei protagonisti e un estratto dalle conclusioni del Segretario Generale della Cisl Lombardia Ugo Duci:

Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente

“L’emergenza climatica è la più importante delle questioni che oggi dobbiamo affrontare. [..]

È un problema fondamentale da affrontare nel minor tempo possibile e nel miglior modo possibile, in quanto gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti in questo Paese e ci ricordano che bisogna agire e bisogna agire tutti insieme”

“Nei prossimi 20/30 anni l’italia, Paese al centro del Mediterraneo, subirà delle forti conseguenze a livello economico ed è un problema che va affrontato, non solamente cambiando le forniture di gas, ma capendo quali strade si vogliono intraprendere” “Serve stipulare un accordo mondiale, in quanto l’Accordo di Parigi firmato 7 anni e mezzo fa [..] non basta più: è necessario convincere i grandi emettitori (come Cina e India) a rispettare i tempi della decarbonizzazione, su cui Europa e Stati Uniti hanno già preso posizione”

“Le auto elettriche non sono di certo a impatto zero, tuttavia l’approvvigionamento di elettricità è per molta parte proveniente da fonti rinnovabili, quindi le emissioni climalteranti delle auto elettriche avranno un’impronta carbonica minore rispetto alla loro attività, quindi l’elettrico avrà un minor impatto sia a livello di emissioni climalteranti, sia a livello di inquinamento locale. Bisogna tuttavia organizzarci per non essere totalmente dipendenti dalle materie prime critiche utilizzate per produrre le batterie delle auto elettriche, come ad esempio litio e cobalto che sono quasi esclusività di alcuni Paesi, perciò bisogna costruire impianti di recupero metallurgico per le materie prime critiche provenienti dalla tecnologia anche nel nostro Paese”

“Il tema della partecipazione è molto importante, sotto tutti i punti di vista, e bisogna discuterne molto, perché in un momento come questo in cui ci sono numerosi cambiamenti all’ordine del giorno, bisogna NON pensare che la partecipazione sia una perdita di tempo.

Il sindacato ha sì l’obiettivo di tutelare i posti di lavoro; tuttavia, è importante fare massa critica per spingere territori, impianti e posti di lavoro nell’intraprendere nuove attività sostenibili che siano molto più durature nel tempo”

Francesco Buzzella, Presidente di Confindustria Lombardia

“Il titolo di questi incontri, ovvero “Stare in Campo” è la chiave: non è pensabile che le diverse aree del pianeta abbiano tempistiche di azione così diversi tra di loro, con l’Europa che ogni giorno accelera e rappresenta ad oggi solamente l’8% e nel 2030 rappresenterà il 6% delle emissioni, e l’India che, siccome ha bisogno di una forte densità energetica per sostenere lo sviluppo, non potrà produrre l’energia solamente da fonti green e dovrà passare per forza per le fonti fossili. C’è bisogno di una governance mondiale, in cui l’Europa può fare da apripista, ma Cina, India e Stati Uniti dovranno seguire a ruota la velocità”

In questo momento il capitale umano è fondamentale, soprattutto in Italia, che è il Paese 7a potenza industriale mondiale, tuttavia c’è un problema di carenza di competenze: il 25% dei ragazzi nella fascia 25-34 è laureato e solamente ¼ di questi in materie scientifiche, dato che fa dell’Italia l’ultimo Paese nell’area OCSE per allineamento tra domanda e offerta di posizioni lavorative tecnologiche. C’è un problema di orientamento: per fare transizioni di carattere tecnologico c’è bisogno di tecnici, per questo bisogna orientare i ragazzi, e soprattutto le ragazze, ad iscriversi a corsi di professioni tecniche”

“Il sindacato ha un ruolo fondamentale, molto più dell’industria, in quanto rappresenta molte più persone. L’industria deve ‘combattere’ a fianco del sindacato per trattenere le industrie all’interno dell’Europa, perché un’Europa senza industria sarebbe molto più povera, molto più dipendente dall’estero; non bisogna rinunciare all’industria perché è il pilastro fondamentale del continente e l’abbiamo visto durante la pandemia”

Il segretario generale Cisl Lombardia Ugo Duci ha concluso il dibattito affermando “il senso di questi pomeriggi di ‘Stare in Campo’ è quello di metterci all’ascolto. In questa fase storica i corpi intermedi, i soggetti della rappresentanza, che non sono soggetti meno politici delle istituzioni, ma lo sono altrettanto per la funzione di rappresentanza che esercitano, attraverso un’attività di partecipazione, se si mettono insieme, dialogano e si confrontano, possono fornire quella visione di futuro che tenga viva in tutti quella cosa che se viene a mancare in un essere umano, viene a mancare tutto: la speranza”