Nella giornata di ieri a Milano si è tenuto la manifestazione nazionale in occasione della Festa della Liberazione. Una giornata importante in cui si ricorda la liberazione del nostro Paese dal nazi-fascismo e si riaffermiamo i valori della Costituzione Repubblicana, rinnovando l’impegno verso i valori della libertà, democrazia e partecipazione, che sono alla base anche del Preambolo costitutivo della CISL e del suo Statuto.
In capo al corteo sindacale presenti il Segretario Generale della CISL Luigi Sbarra e il Segretario Generale della Cisl Lombardia Ugo Duci.
Luigi Sbarra è inoltre intervenuto dal palco di Piazza del Duomo. Il Segretario, dopo aver sottolineato la centralità dei valori della Liberazione e della Resistenza, ha evidenziato la stretta relazione tra i principi di questa manifestazione nazionale con la situazione in Ucraina e le sfide del lavoro di oggi.
Ecco una selezione di alcuni passaggi del suo intervento:
“Sono passati 78 anni dal 25 aprile 1945, il giorno della Liberazione che per il popolo italiano segnò la fine di una guerra che aveva seminato tanto lutto e tantissimo dolore, il giorno in cui il nostro Paese uscì dal buio della dittatura fascista e dall’oppressione nazista. Guai a dimenticare, guai anche a lasciare appena sbiadire quel ricordo, guai a dire che ci fu fascismo buono fino al 1938 e uno che si fece poi improvvisamente soggiogare dal nazismo, non è così, già da lunghi anni il nostro Paese non conosceva più la libertà, tutto veniva imposto dall’alto: cosa poter pubblicare e leggere, a quale partito o sindacato poter aderire, quale pensiero potere esprimere e chi poteva insegnare e a chi veniva negato”.
“La Resistenza fu vera e grande guerra di liberazione della nostra patria occupata e riconquista di quelle liberà negate per tanto tempo e noi oggi ricordiamo innanzitutto chi ebbe il coraggio e la moralità di battersi per questo, con le armi in mano o sostenendo chi lo faceva, partigiani di diverso colore e di diversi ideali”.
“Chi scelse la Resistenza rischiò la vita, molti la persero, non semplicemente in quanto italiani, ma perché antifascisti che si battevano per la libertà del nostro Paese. La verità è una e una sola: da una parte c’era il bene e dall’altra c’era il male, da una parte c’era la ragione e dall’altra il torto. Bene e ragione e la nostra Repubblica ha avuto la forza e la grande saggezza storica di estendere anche alla parte sconfitta: chi scelse la Resistenza si batté per la libertà futura di tutti, anche dei suoi nemici di quel momento”.
Una pace che, come sappiamo, è stata infranta e ferita il 24 febbraio di un anno fa, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia; è stato giusto e continua ad essere giusto sostenere un popolo che ha visto la sua patria invasa e la sua libertà calpestata. È un principio che vale oggi, come valeva ieri e varrà domani: dovunque ci sia un aggressore da una parte e un aggredito dall’altra, un’autocrazia illiberale da una parte e una democrazia che abbracci il valore della libertà dall’altra, proprio la lotta contro il nazifascismo ha insegnato che la pace va riconquistata quand’è stata schiacciata e non c’è più: oggi, con uno sforzo democratico che deve vedere l’Europa in prima linea, vanno riconquistate le condizioni per arrivare ad una pace giusta, lì dove senza resistenza ci sarebbe solo una resa, una pace che il Presidente Mattarella, in modo chiaro ed esemplare, ‘quella che passa dal ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino’
“Libertà e lavoro stanno insieme, senza l’uno non ci può essere l’altro, non può essere libero un disoccupato, un precario, un cassintegrato, un giovane alla ricerca disperata di un lavoro. Non ci può essere libertà se si è inchiodati ad un presente intollerabile e in attesa di un futuro inesistente: il futuro è libertà, è dignità, il lavoro è autonomia, il lavoro è ciò che rende la persona davvero completa, che le permette di esprimersi, contribuire al bene comune. Per chi lo svolge è realizzazione e completamento di sé, è possibilità di provvedere alla propria famiglia, è consapevolezza del proprio ruolo nella società: questo chiediamo al Governo, serve dialogo sociale, serve confronto per rilanciare gli investimenti pubblici e privati”