Una memoria attiva: in ricordo di Falcone ventitré anni dopo

Milano, 25.5.2015
 
Una memoria attiva: in ricordo di Falcone ventitré anni dopo
 
 
Sull’autostrada che collega Palermo con l’aeroporto di Punta Raisi, il 23 maggio del 1992 la mafia fece saltare in aria Giovanni Falcone con Francesca Morvillo, uccidendoli insieme alla sua scorta, gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sopravvissero a quella strage Angelo Corbo, Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Giuseppe Costanza. Coloro che sono sopravvissuti portano ancora indelebili il trauma e il dolore di quel giorno, proprio come Angelo Corbo che ha partecipato a Cremona ad un’importante iniziativa del nostro PSF.
Ricordare il loro sacrificio equivale ad una nuova dimensione del nostro impegno: promuovere la responsabilità sociale di tutti, trasformando necessariamente la memoria in nuove attività per il bene della comunità. I mandanti e gli esecutori della strage di Capaci sono stati assicurati alla giustizia, ma come uomini di sindacato, impegnati nel mondo del lavoro e nella società abbiamo il dovere di fare concretamente qualcosa in più, oltre la giusta dose di passione civile.  
Proprio in questi giorni l’approvazione del Decreto Legge anticorruzione offre a tutti noi lo spunto per una riflessione profonda. Ancorandoci ai valori laici del francescanesimo sociale, sappiamo che certe abitudini italiane, come ad esempio la corruzione appunto, la cultura mafiosa e l’evasione fiscale, non possono essere cancellate solo con la legge. Una legge contro la corruzione è certamente necessaria è indispensabile per un Paese civile contro ma non può essere sufficiente, deve essere migliorata in molte parti – come ad esempio il rapporto tra corruttore e corrotto nelle relazioni finanziarie private, vedi il tema degli appalti non pubblici – in un momento storico di grave morale, oltre che di crisi economica e sociale. Dal mondo dello sport, ad esempio, in questo caso il calcio, arrivano elementi preoccupanti di interessi criminali organizzati e al contempo pochissima voglia di cambiare il modello organizzativo, pieno di zone d’ombra, di nessuna tracciabilitá, di giri che poco hanno a che fare con le virtù olimpiche. In altri casi non mancano le preoccupazioni, nei settori delle infrastrutture, della sanità, nelle amministrazioni pubbliche, dove si trovano elementi di grave collusione e corruzione.  
Per questo crediamo che ricordare Giovanni Falcone, significa sostanzialmente proseguire umilmente il suo operato e la sua strategia. Egli infatti aveva chiaro in mente un modello sociale inclusivo, dove magistrati e cittadini collaboravano in base alla responsabilità sociale, prevenendo di parecchi anni ciò che oggi possiamo trovare nell’azione dell’autorità presieduta da Raffaele Cantone.
Quindi, tocca a ciascuno di noi, dopo aver promosso le leggi, averne fatto la giusta critica per migliorarne l’efficacia, fare un passo in più, sperimentando buone pratiche di contrattazione sindacale territoriale che indirizzi verso una larga coalizione civile basata sulla fiducia, sulla responsabilità e sulla solidarietà delle persone perbene.
 
 
Battista Villa  
presidente Progetto San Francesco