Voucher e abusi, in Brianza un centinaio si son rivolti alla Cisl

Milano, 19.1.2017
 
I furbetti del voucher in Brianza abbondano. Lo conferma l’Ufficio vertenze della Cisl Monza Brianza Lecco: nel 2016 un centinaio di persone si è rivolta agli operatori e ha chiesto informazioni per capire se il proprio datore le retribuisse correttamente con i buoni-lavoro. Un’ipotesi molte volte dimostratasi precaria. “Nella metà dei casi – precisa Stefano Goi, responsabile dell’Ufficio vertenze – si è configurato un rapporto di lavoro subordinato”. La fantasia, del resto, non manca a chi vuole aggirare la legge. Un’azienda brianzola del comparto servizi aveva trovato il modo per eludere il tetto massimo di 2mila euro in un anno per lavoratore: i voucher eccedenti questa quota erano stati intestati alla fidanzata dello stesso lavoratore. Una società del settore logistica, invece, si era “dimenticata” di attivare i voucher. Una “sbadataggine”  che al lavoratore è costata 3mila euro. In entrambi i casi la Cisl è intervenuta per tutelare i diritti dei lavoratori. Oltretutto, aggiunge Goi, “secondo noi il ricorso ai voucher in Brianza è in crescita”. I dati dell’Inps regionale segnalavano che già nel 2015 nella Provincia  brianzola erano stati venduti complessivamente 1.436.767 voucher. L’aumento, rispetto all’anno precedente, era stato dell’84%. Il ministero del Lavoro nel 2016 è intervenuto sulla tracciabilità per evitare abusi: ora c’è l’obbligo di comunicare alla sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione lavorativa, i dati del lavoratore nonché luogo e durata della prestazione. Ma i furbetti del voucher hanno spesso pronto un piano B. L’eliminazione totale dei voucher sarebbe comunque sbagliata. “La Cisl – sottolinea Rita Pavan, segretaria generale Cisl Monza Brianza Lecco – ritiene che il referendum non sia lo strumento più idoneo per regolare i temi del lavoro. Puntiamo sulla negoziazione. Siamo per uan forte riduzioen dei voucher, non per l’abrogazione totale. La loro liberalizzazione è, purtroppo, avvenuta progressivamente: la tracciabilità è un giusto correttivo, ma da solo è insufficiente”.