Milano, 24.4.2014

Due giovani, amici da tempo, litigano a causa di una ragazza della quale sono innamorati entrambi, ma il lavoro li costringe a vivere insieme. Uno dei due, a causa di un incidente in fabbrica, muore e l’altro viene ritenuto responsabile. Considerato quasi un assassino, è costretto ad allontanarsi, ma passato un po’ di tempo, l’amore per la fanciulla e la sua onestà verso il lavoro, lo fanno tornare sulle sue decisioni rientrando a casa e alla fabbrica.
Ambizioso film che nel 1933 punta a riprendere moduli dei film dell’avanguardia (non a caso affidato alla regia di Ruttmann, con esperienze di lavoro sui film astratti) nel raccontare una vicenda che si svolge nell’ambiente operaio. Purtroppo l’intento innovativo del film è solo parzialmente riuscito e comunque non ha avuto seguito nel cinema di regime. Importante comunque l’apertura delle frontiere ad un regista straniero.
LA CRITICA

Soggetto scritto da Luigi Pirandello su esplicita richiesta di Mussolini e la regia è affidata al noto documentarista tedesco Walter Ruttmann, arrivato in Italia dopo il successo ottenuto nel ’27 con Berlino Sinfonia di una grande città. La pellicola rappresenta un momento importante del cinema italiano poiché esso è riuscito formidabilmente all’italiana, non solo perché fatto in Italia, con tecnica italiana, con sole, con terra italiani, ma perché il regista straniero ne ha fatto una sincera e simpatica espressione della nostra anima popolare. (Blogspot)
Mario e Pietro, operai delle acciaierie di Terni, amano Gina. Pietro muore in un incidente, ma i compagni sospettano di Mario che sprofonda in una crisi dalla quale uscirà grazie a Gina. Soggetto di Luigi Pirandello su richiesta di Mussolini (sceneggiatura di suo figlio Stefano Landi), fu poi rifiutato dallo scrittore perché il regista aveva dato maggiore importanza all’ambiente in cui il dramma si svolge che non al dramma stesso. Forse anche il fatto che Ruttmann scelse Isa Pola anziché Marta Abba, la dispotica compagna del drammaturgo, ebbe il suo peso. Il difetto riscontrato da Pirandello (che apprezzò molto le musiche di Gian Francesco Malipiero) è il vero pregio del film. Mario Soldati aiutoregista. (M. Morandini)
“Vogliamo fare un documentario su quella baracca di ferrivecchi che è una fonderia italiana? Il mio sforzo è stato quello di cavare dalla stupidità meccanica un po’ di dramma umano” Luigi Pirandello