Milano, 28.11.2014

Condotta su un campione di 2.727 famiglie lombarde che, fra il 25 giugno ed il 15 luglio 2014, hanno risposto al questionario, l’indagine evidenzia che solo il 5% fa la lista della spesa e compra solo quanto indicato. Il 61% fa la lista, ma non trascura offerte ed occasioni, il 15% compra pure altro, mentre il 19% non compila alcun promemoria prima di recarsi a fare acquisti. Si osserva una differenziazione dei canali di acquisto non banale: se è vero che la grande distribuzione primeggia rispetto ai vari tipi di prodotto, è anche vero che gli altri canali rivelano delle specificità forse prevedibili, ma non scontate (ad esempio, pane e carne fresca al dettaglio, frutta e verdura al mercato o presso i Gas). La scadenza pare essere il criterio di scelta più importante. Quanto allo spreco, questo avviene soprattutto a tavola, “quotidianamente” per il 2% degli intervistati, “spesso” per l’8%, “qualche volta” per il 39%, “raramente” per il 40%. L’11%, invece, afferma che a tavola non si registrano mai forme di spreco.
Quali sono le principali cause di questo spreco? Aver cucinato porzioni superiori al bisogno e la presenza di ospiti. Ragioni diverse, ma con la medesima matrice: si cucina più del necessario! Da non trascurare anche il secondo gruppo di cause che potremmo definire dell’incertezza: gli orari di ritorno a casa differenziati e il numero variabile di coperti. Qual è il destino di queste eccedenze? Prima di tutto, vengono riproposte in pasti successivi (la minestra sarà pure riscaldata ma è pur sempre minestra!); poi, ma con valori decisamente inferiori, sono riutilizzate per cucinare altri piatti (classico esempio le polpette e i pasticci vari) oppure sono congelate. Poi, e solo poi, si butta via!
Quali sono le principali cause di questo spreco? Aver cucinato porzioni superiori al bisogno e la presenza di ospiti. Ragioni diverse, ma con la medesima matrice: si cucina più del necessario! Da non trascurare anche il secondo gruppo di cause che potremmo definire dell’incertezza: gli orari di ritorno a casa differenziati e il numero variabile di coperti. Qual è il destino di queste eccedenze? Prima di tutto, vengono riproposte in pasti successivi (la minestra sarà pure riscaldata ma è pur sempre minestra!); poi, ma con valori decisamente inferiori, sono riutilizzate per cucinare altri piatti (classico esempio le polpette e i pasticci vari) oppure sono congelate. Poi, e solo poi, si butta via!
Maggiore attenzione dimostrano le famiglie lombarde in tema di gestione della dispensa e del frigorifero. Solo l’1% afferma di gettare via quotidianamente o spesso prodotti acquistati e mai cucinati o consumati, il 13% qualche volta, il 57% raramente e il 29% dice di non buttare mai ciò che è stato comprato. Perché si buttano? Certamente perché hanno superato la data di scadenza, ma, soprattutto, perché aspetto, odore e sapore suggeriscono che l’alimento non è più “buono”.
Complessivamente, da 1 a 10, le famiglie intervistate si collocano in corrispondenza del valore 3,5, che significa: “Sprechiamo poco”. Rispetto alle variabili socio-anagrafiche, coloro che si percepiscono come più spreconi sono i maschi under 30, i più attenti sono gli uomini over 65; chi dichiara di avere difficoltà economiche afferma di essere molto attento a non sprecare. Una curiosità: chi dichiara di non avere mai fatto la lista della spesa si percepisce come più sprecone.
Nel corso della presentazione della ricerca sono state inoltre illustrate le buone pratiche che già oggi permettono di recuperare ingenti quantità di prodotti alimentari freschi e cucinati in eccesso nel settore della ristorazione organizzata. Tra questi Siticibo che attraverso il ritiro da mense aziendali tra il 2004 e giugno 2014, ha raccolto 3.594.643 porzioni di piatti pronti, 962 tonnellate di pane e prodotti da forno, 1.045 tonnellate di frutta e verdura.