Milano, 6.10.2015
Destinare ciò che le aziende non dovranno più versare per la mobilità ad interventi per le politiche attive. Creare la figura del delegato alla formazione. Decontribuire le ore di formazione, in quanto sostegno alla produttività. Sono alcune delle proposte lanciate questo pomeriggio dalla Cisl Lombardia nel corso dell’incontro “I Fondi interprofessionali tra presente e futuro: i nuovi fabbisogni”, organizzato con Cgil e Uil regionali a Cascina Triulza. “A fine 2016 le aziende sopra i 15 dipendenti non dovranno più versare lo 0,30 per pagare la mobilità. Perché non usarlo tutto o in parte per finanziare politiche attive? – ha proposto Roberto Benaglia, segretario regionale Cisl Lombardia – . Occorre sostenere tutti gli strumenti che favoriscono l’occupabilità e la formazione e’ in questo senso uno strumento strategico”. “Oggi comincia un percorso per tornare a occuparci di quello che è il vero futuro del sindacato – ha aggiunto -. Un sindacato fatto di meno chiacchiere e più competenze, che ha nella sua cassetta degli attrezzi gli strumenti adatti per favorire l’occupabilità e la competitività delle imprese”. Prende dunque il via dall’incontro di oggi a Cascina Triulza un percorso di formazione rivolto ai sindacalisti a tempo pieno, alle delegate e ai delegati Rsu e ai funzionari Confapindustria, per favorire la promozione della formazione finanziata (Fapi) nelle piccole e medie imprese, come supporto alla riorganizzazione e all’innovazione necessarie alle imprese per uscire dalla situazione di forte crisi economica e finanziaria e per diventare competitive in un mercato che si presenta sempre più difficile e complesso. Al centro i temi dello sviluppo delle professionalità dei lavoratori in un’ottica di maggiore occupabilità e dell’ampliamento della contrattazione di secondo livello, finalizzata alla valorizzazione dei lavoratori e del welfare aziendale. All’incontro a Cascina Triulza sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati, delle aziende. Obiettivo: fare il punto sulla formazione e i fondi interprofessionali. “E’ importante rendere sempre più capillare la certificazione delle competenze formative acquisite dai lavoratori poiché il mondo del lavoro è sempre più mobile – ha sottolineato Maurizio Drezzadore, del ministero del Lavoro -. I percorsi formativi, inoltre, dovrebbero puntare sulle competenze innovative e coinvolgere le reti di imprese e non solo le singole aziende”. Giorgio Tamaro, direttore generale Fapi, ha sottolineato l’esigenza di aprire un tavolo nazionale sulla formazione continua. “Chiederemo un tavolo al governo sui fondi – ha detto – perché occorre affrontare in modo organico il tema della formazione continua, asset di politica industriale indispensabile per dare al sistema produttivo italiano reali possibilità di sviluppo e crescita”. Sul tema non siamo comunque all’anno zero. “Molte aziende, anche piccole, hanno una consapevolezza elevata dell’importanza della formazione – ha detto Giovanna De Lucia, direttore generale Fondartigianato – . Certamente l’efficacia del ruolo dei fondi nei prossimi anni si gioca sugli strumenti per l’analisi del fabbisogno, sull’offerta formativa mirata per aziende che sono entro certi range dimensionali e sull’affrontare i temi dell’innovazione e internazionalizzazione”.