Appello per negoziati contro la guerra

Richieste della società civile europea inascoltate da istituzioni Ue e Stati membri «Chiediamo ai leader di tutti i Paesi di agire a sostegno di un immediato cessate il fuoco e di negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina», inizia così la Dichiarazione diffusa dai promotori del Vertice di Vienna per la Pace svoltosi nel giugno scorso e che ha riunito la società civile europea ed internazionale nel chiedere un’azione concreta per la fine del conflitto in corso ormai da quasi un anno e mezzo. «Siamo una coalizione ampia e politicamente diversificata che rappresenta i movimenti per la Pace e la società civile, compresi i credenti, in molti Paesi. Siamo fermamente uniti nella convinzione che la guerra sia un crimine contro l’umanità e che non esista una soluzione militare alla crisi attuale» prosegue l’appello inviato ai leader politici di tutto il mondo, affinché intervengano a favore di un immediato cessate il fuoco e di negoziati «basati sui principi della sicurezza comune, del rispetto internazionale dei diritti umani e dell’autodeterminazione di tutte le comunità». Sottolineando che «centinaia di migliaia di persone sono state uccise e ferite, e milioni di persone sono sfollate e traumatizzate», che «città e villaggi in tutta l’Ucraina, così come l’ambiente naturale, sono stati distrutti» e che «morti e sofferenze ben più gravi potrebbero ancora verificarsi se il conflitto dovesse degenerare fino all’uso di armi nucleari», l’ampia coalizione internazionale per la pace condanna «l’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia». Tuttavia denuncia anche come le istituzioni create per garantire pace e sicurezza in Europa abbiano fallito e il fallimento della diplomazia abbia portato alla guerra. «Ora la diplomazia è urgentemente necessaria per porre fine al conflitto armato prima che distrugga l’Ucraina e metta in pericolo l’umanità» sostengono le organizzazioni, che manifestano il proprio favore a «tutti i negoziati che possano rafforzare la logica della Pace invece dell’illogica della guerra», invitando la società civile di tutti i Paesi a una settimana di mobilitazione globale, da sabato 30 settembre a domenica 8 ottobre 2023, «per un cessate il fuoco immediato e per negoziati di Pace che pongano fine a questa guerra». L’impegno di Ue e Stati membri è prettamente militare Istituzioni e Stati membri dell’Ue non sembrano al momento accogliere l’appello della società civile europea per un impegno diplomatico urgente e concreto a favore della pace. Il Consiglio europeo ha riproposto l’intenzione di intensificare il proprio «raggio d’azione diplomatico» e il proprio impegno per un «imminente Global Peace Summit», affermando che «qualsiasi iniziativa per una pace globale, giusta e duratura in Ucraina deve basarsi sul pieno rispetto della sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale», senza però avviare alcuna iniziativa reale per un cessate il fuoco. È stato invece adottato l’undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia e soprattutto confermato il forte impegno dell’Ue in ambito militare. Il Consiglio
N. 01/07 – Rubrica settimanale 05-07-2023 a cura di Enrico Panero
europeo ha infatti ribadito la disponibilità a fornire sostegno militare all’Ucraina «per tutto il tempo necessario», in particolare attraverso il cosiddetto Fondo europeo “per la pace”, aumentato a 3,5 miliardi di euro. Ha fatto il punto inoltre sullo stato di avanzamento della consegna e l’approvvigionamento congiunto di un milione di proiettili di artiglieria e missili per Ucraina, sottolineando l’importanza dei continui sforzi per andare «incontro alle pressanti esigenze militari e di difesa dell’Ucraina», tenendo però nel dovuto conto «gli interessi di sicurezza e difesa di tutti gli Stati membri». Per questo, i Paesi dell’Ue hanno invitato la Commissione europea a presentare una proposta per «potenziare con urgenza l’aumento della capacità produttiva dell’industria europea della difesa, garantendo le catene di approvvigionamento, agevolando le procedure di appalto e anche ponendo rimedio alle carenze di capacità produttiva e promuovere gli investimenti». La Commissione europea aveva proposto già un anno fa a Parlamento e Consiglio di impegnare 500 milioni di euro dal bilancio europeo (per gli anni 2022-2024) per facilitare l’acquisto congiunto di armi a livello europeo, con il doppio obiettivo di ristabilire il livello di scorte, in parte ridimensionate a causa del sostegno dato all’Ucraina, e contribuire alla costruzione di una industria europea della difesa. Posizioni diverse anche in Ucraina Va segnalato, comunque, anche un dibattito tutto interno alla società civile ucraina sulla questione dei negoziati e della fine dei combattimenti in corso. Un lungo elenco di associazioni ucraine ha infatti recentemente criticato i pacifisti che organizzano marce, chiedono il cessate il fuoco e si oppongono all’invio di armi. In un appello pubblico dal titolo Ukraine Peace Appeal, vari e numerosi gruppi della società civile ucraina chiedono «che le organizzazioni e i movimenti internazionali rispettino il diritto degli ucraini di essere in prima linea e al centro della determinazione di come fare la loro pace e come difendere se stessi e i propri diritti. Chiediamo che vengano rispettate le nostre richieste di inclusione e che quando si tratta di determinare il nostro futuro non ci sia “nulla su noi senza di noi”. Ci opponiamo a conferenze e marce per la “pace in Ucraina” in cui gli ucraini non sono né significativamente coinvolti né equamente rappresentati». Aggiungendo che «gli appelli a negoziare con Putin senza opporre resistenza sono in realtà appelli a cedere la nostra sovranità e integrità territoriale». Di tutt’altro avviso il segretario del movimento pacifista ucraino, Yurii Sheliazhenko, secondo il quale si tratterebbe di un appello poco pubblicizzato in Ucraina e invece «chiaramente propaganda di guerra rivolta alle società civili straniere». Sheliazhenko lo definisce «astroturfing» (dal materiale AstroTurf utilizzato per tappeti erbosi artificiali), cioè una tecnica di comunicazione basata sulla propaganda per creare un falso sostegno a una causa tramite movimenti apparentemente spontanei, ma in realtà guidati da interessi specifici al fine di manipolare l’opinione pubblica. «Putin e Zelensky – ha dichiarato Sheliazhenko in un’intervista – rimangono supremi negazionisti della pace, cercano la vittoria sul campo di battaglia e si rifiutano di prendere in considerazione qualsiasi possibilità di riconciliazione. Manca l’immaginazione nel costruire ponti, e quindi fanno letteralmente saltare i ponti!».