Cinema e lavoro nel 1975

"LocandinaApriamo la rassegna sulla cinematografia dell’anno con Nashville,
uno delle opere più rappresentative della crisi americana della metà anni ’70. Il film di Robert Altman
è una splendida rappresentazione del "sogno americano" diventato solo spettacolo. Un film dallo stile elaborato come "La recita" di
Anghelopulos fa invece sintesi della storia greca dal 1939 al 1952 utilizzando un impianto brechtiano. Si tratta di un film
con momenti di poesia come lo è il capolavoro di Akira Kurosawa "Dersu Uzala", un film che affronta il tema del lavoro come
momento di armonia con la natura. Anche il cinema sentimentale si afferma nel corso dell’anno con due piccoli capolavori. Sullo schermo
con "Adele H" di François Truffaut e nella produzione televisiva con il debutto sul piccolo schermo di un grande regista come
George Cukor che gira "Amore tra le rovine". Ritornando al cinema più politico vanno segnalati due film spagnoli sul franchismo:
"Cría cuervos" di Carlos Saura che inserisce segnali di morte pur parlando di infanzia e "Le lunghe vacanze del ’36" di Jaime
Camino
che racconta il periodo della guerra civile visto anche qui attraverso le vicende di un gruppo di adolescenti.  Altro
argomento che trova spazio nelle produzioni del 1975 è quello della malattia psichica e della situazione manicomiale. Due i film importanti
che ne parlano: l’italiano "Matti da slegare" girato in modo collettivo da Silvano Agosti, Marco Bellocchio, Stefano
Rulli
e Sandro Petraglia (due tra i migliori sceneggiatori del nostro cinema) e l’americano "Qualcuno volò sul nido del cuculo"
diretto da Milos Forman. Il tema è molto caldo ed anche Gianni Serra gira un discreto documentario dal titolo "Fortezze vuote – Umbria: una risposta politica alla follia"
mentre Bolognini si rifà al romanzo di Tobino "Per le antiche scale". Ultima segnalazione, prima di passare alle tematiche
economiche e del lavoro, merita "Professione: reporter" di Michelangelo Antonioni, bel film sul tema dell’identità e della
morte. E veniamo a parlare di economia citando un film apparentemente distante dal tema: l’inglese "Barry Lyndon" di Stanley Kubrick.
La storia di questo avventuriero del ‘700 vede protagoniste, come ha scritto Pier Giorgio Bellocchio, "le leggi economiche, la struttura
sociale, le barriere di classe" in un mondo che sarà sconvolto dopo qualche anno dalla rivoluzione francese. Il protagonista, Redmond
Barry, è infatti un arrampicatore sociale che vivrà tutte le esperienze del momento sia come soldato (fino a disertare e poi dedicarsi
allo spionaggio) che come giocatore d’azzardo, per poi diventare nobile e ricco gentiluomo. Il 1975 comunque non brilla per significativi
titoli sul lavoro e l’economia anche se spunti si trovano qua e là. Della produzione americana segnaliamo un film fantascientifico,
ma non troppo. Si tratta de "La fabbrica delle mogli" di Bryan Forbes, il racconto di un mondo dove tutte le donne sono state
trasformate in robot domestici. Film femminista, ma anche riflessioni sulla tecnologia ed il consumismo. Sempre al genere fantascientifico
appartiene "Rollerball" di Norman Jewison che rappresenta un mondo dove tutti i problemi sono risolti ma rimane il problema
della aggressività. Ed ecco l’uso dello sport come canalizzazione della violenza in una società dove il benessere è ottenuto grazie
ad una corporazione che controlla il mondo. Anche nella realizzazione del film si è usata una scenografia "multinazionale": il palazzo
Bmw a Monaco di Baviera opportunamente camuffato. "LocandinaDagli Usa arriva poco altro;
da citare solo un film sulle piantagioni di cotone di Richard Fleischer (Mandingo) che risulta una delle sue opere meno riuscite.
E’ invece il cinema latinoamericano che si occupa delle vicende di un villaggio di minatori cileno che vedrà la popolazione massacrata
a seguito di un omicidio che provoca uno sciopero contro la compagnia inglese che sfrutta i lavoratori. "LocandinaL’opera si intitola Actas de Marusia ed è diretto (in esilio in Messico dopo il
colpo di stato di Pinochet) da Miguel Littin, il regista che pochi anni prima
ci aveva consegnato "La terra prometida". Interessante nel film la figura del sindacalista (Gregorio) che combatte, inutilmente, contro
la irrazionalità dei compagni convincendoli a cercare la solidarietà ed il collegamento con altri centri minerari. Il film è recitato
da attori non professionisti ad esclusione del nostro Gian Maria Volonté. Altra rivolta, ma dei contadini nella Croazia della metà
del ‘500, quella raccontata da Vatroslav Mimica in Anno
Domini
. Qui il protagonista è tutto il popolo e la pellicola, pur non essendo pienamente riuscita, offre un bello spaccato
sulle condizioni del popolo nel medioevo. Ancora contadini un centinaio di anni dopo sono i protagonisti della vita di una comune agricola
inglese (nel Surrey) ispirata al comunismo evangelico. Raccontano la loro storia Kevin Bronlow ed Andrew Mollo nel
film "Winstanley". Anche la produzione franco-italiana si occupa di comuni agricole nel film "Cecilia – Storia di una comune anarchica"
del regista e critico dei "Cahiers du Cinéma" Jean-Louis Comolli. Questa volta siamo a fine ‘800 in Brasile ed il protagonista
è un anarchico italiano. Andiamo in Russia per seguire le vicende di un idraulico truffaldino in una commedia che dà una immagine poco
ortodossa della classe lavoratrice e della burocrazia di stato. E’ l’opera di Georgij Danelija, uno dei più importanti registi
del disgelo sovietico, e si intitola "Afonia".  Una riflessione sullo sviluppo economico ed umano della Germania è anche nel film
di Wenders "Nel corso del tempo", uno dei capolavori del regista tedesco che usa, come nelle opere precedenti, il viaggio
come tema per indagare sul miracolo economico ma anche sul malessere della sua generazione. Film sociopolitico sulle lavoratrici di
Berlino è anche "Sotto il selciato c’è la spiaggia" della regista Helma Sanders-Brahms, efficace soprattutto nella descrizione
della condizione femminile. Commedia amorale (od immorale per l’epoca) è il film francese "Un letto in società" di Michel Boisrond.
Non certo un capolavoro ma una visione sulle dinamiche delle società per azioni con qualche concessione al sesso. "LocandinaLa finanza ci porta a considerare "Un’orchidea rosso sangue" di Patrice Chéreau, modesto thriller sulle manovre per
godere un impero finanziario in eredità. Anche il nostro paese non brilla nel rappresentare il lavoro. L’opera più riuscita è il Fantozzi di Luciano Salce con Paolo Villaggio
autore del libro ed interprete principale. La rappresentazione del lavoro e della mentalità del piccolo ragioniere, una rotellina nella
grande azienda, ha avuto grande successo. Una maschera che ha fatto epoca. La visione pessimista di una società che vede lo sfruttamento
dell’uomo da parte dei potenti è portata agli estremi da Pasolini nella sua ultima opera: "Salò o le 120 giornate di Sodoma".
Francesco Maselli invece, con "Il sospetto", rievoca le vicende di un operaio comunista fuoruscito durante il fascismo ed
il suo utilizzo come esca da parte del partito per stanare una spia. Il proletariato e l’arte di arrangiarsi ispirano il film di Lina
Wertmüller
"Pasqualino Settebellezze" mentre Folco Quilici va ad osservare i pescatori polinesiani girando "Fratello mare".
Fuori dagli schemi infine un film difficile e non proprio riuscito sulla società industriale e la metropoli milanese quale "Non si scrive sui muri a Milano"
del regista teatrale Raffaele Maiello. Nel complesso quindi alcuni film importanti ma nessuna pietra miliare nel dare una
immagine del lavoro nelle produzioni del 1975.