1940
Parlano a loro modo di lavoro due dei film più importanti prodotti nel 1940. Si tratta di Furore con la regia John Ford e la commedia La signora del venerdì di Howard Hawks.
Il primo, interpretato da Henry Fonda, Jane Darwell e John Carradine, è un
film sulla dura condizione dei contadini anche se camuffato da film di strada.
Racconta, infatti, di una famiglia di agricoltori dell’Oklahoma ridotta in miseria dalle tempeste di sabbia e da rapaci proprietari terrieri, che si mette in viaggio verso la California alla ricerca di un avvenire migliore. La vicenda, ambientata nei primi anni ’30, è tratta da un bel romanzo di John Steinbeck che però finiva in modo pessimista. Alla luce della cultura ottimista del New Deal il finale venne perciò cambiato.
La signora del venerdì (His Girl Friday) si svolge invece nel mondo del giornalismo e si concentra attorno al rapporto tra un direttore di un grande quotidiano ed il suo miglior cronista che è anche la sua ex moglie. Bisogna peraltro notare che il tema del lavoro è affrontato anche da altre opere molto diverse tra di loro. Nel comico C’era una volta un piccolo naviglio troviamo Ollio (Oliver Hardy) in preda ad un esaurimento nervoso per il lavoro in una fabbrica di clacson, mentre uno dei migliori polizieschi di taglio sociale, Strada maestra di Raoul Walsh, è il dramma di due fratelli camionisti, Joe e Paul Fabrini, sfruttati dal datore di lavoro. Tra le produzioni americane dell’anno si segnalano, in quanto vi è un accenno al lavoro, anche il cartone animato di Pinocchio di produzione Disney per la regia di Hamilton Luske e Ben Sharpsteen dove Mastro Geppetto è un artigiano che fabbrica giocattoli di legno ed il dramma Il piccolo porto di Gregory La Cava dove il protagonista maschile è un onesto lavoratore. Ma il genere che va per la maggiore è il western con protagonisti i contadini.
Rammentiamo, tra quelli prodotti nel 1940, L’uomo del West per la regia di William Wyler, ove è al centro la forte rivalità tra mandriani e agricoltori. La valle dei monsoni di Bernard Vorhaus è invece un curioso film western anticomunista interpretato da John Wayne. Si racconta della giovane Leni fuggita dalla Cecoslovacchia occupata dai nazisti che s’innamora di un agricoltore americano per il quale lascia il fidanzato dopo aver scoperto che è comunista.
Anche in Italia i contadini sono al centro di vicende portate al cinema come
nel caso di Scarpe grosse, regia di Dino Falconi con Amedeo Nazzari, classico film del ventennio di un moralismo insopportabile. Migliore la produzione sovietica che, in quell’anno, sforna Le mie università di Mark Donskoj, ispirato alle memorie di Maksim Gorkij. Il film rammenta le frequentazioni, da parte del giovane scrittore, dei battellieri del Volga, degli scaricatori di porto, degli operai, con relativa scoperta della solidarietà sociale.
1941
Solo produzioni americane quelle da segnalare per il 1941, ma produzioni di lusso dal punto di vista artistico quelle che parlano di lavoro. I film italiani sono, infatti, quasi tutti storici o tratti da classici letterari; ed opere di una qualche importanza restano La nave bianca di Roberto Rossellini che parla a suo modo di lavoro in una nave-ospedale e Sissignora di Ferdinando Maria Poggioli, storia di una ragazza che fa la cameriera per vivere. Il periodo bellico inoltre non aiuta le altre produzioni cinematografiche europee.
Negli USA invece si producono film come I dimenticati di Preston Sturges o Il molto onorevole Mr. Pulham di King Vidor. Nel film di Sturges un affermato regista di commedie vorrebbe impegnarsi in un dramma sociale sulla povertà e si traveste da vagabondo per conoscerne la realtà. Nasce in questo modo, oltre ad una storia d’amore, un viaggio nel mondo degli emarginati. Vidor invece mette in scena la crisi di coscienza di un uomo d’affari di Boston convinto che la felicità derivasse dall’ordine e da una vita monotona ma precisa. Altri film di produzione americana sono Com’era verde la mia valle di John Ford (vite di minatori in un paese del Galles nel 1890), Il diavolo si converte per la regia di Sam Wood (un miliardario si fa assumere come commesso in un grande magazzino di sua proprietà per
scoprire chi aizza i dipendenti allo sciopero), Fred il ribelle di Fritz Lang (un dipendente ex bandito deve scegliere tra la lealtà verso i suoi datori di lavoro e l’affetto per il fratello che continua a fare il fuorilegge).
Meno riuscito ma interessante anche Fulminati di Raoul Walsh avente tra i protagonisti un anziano operaio addetto alle linee elettriche di alta tensione che muore accidentalmente. Sempre dagli USA arriva Tu m’appartieni che tratta del rapporto tra sentimento e lavoro. La storia è quella di una dottoressa che potrebbe accasarsi con un milionario ma ad una condizione: continuare a lavorare incontrando i pazienti che scatenano la gelosia di lui. Dirige, senza grande smalto, Wesley Ruggles. Altra commedia non totalmente riuscita ma che pone il problema del rapporto tra lavoro e famiglia è Una moglie modello diretta da Leigh Jason dove una ragazza nasconde il proprio matrimonio per poter essere assunta. Insomma il cinema americano è l’unico ad affrontare problematiche sociali legate al lavoro (peccato che all’epoca fossero censurati nel nostro paese).