Economia dell’Ue resiliente, ma a che prezzo?

 Secondo i sindacati europei la crescita economica deve valorizzare il lavoro

«L’economia europea continua a mostrarsi resiliente in un contesto mondiale difficile» sostiene la Commissione europea nelle previsioni economiche di primavera 2023, ma i sindacati europei osservano come ciò avvenga a discapito dei salari dei lavoratori e, più in generale, del potere d’acquisto dei cittadini. L’economia europea, sostiene infatti la Commissione, è riuscita a contenere l’impatto negativo della guerra in Ucraina e della crisi energetica adottando una diversificazione dell’approvvigionamento e grazie a un calo dei consumi di gas. Così, i prezzi dell’energia più bassi si stanno trasmettendo all’economia, riducendo i costi di produzione delle imprese. Anche i consumatori stanno beneficiando del calo delle bollette energetiche, ma, nota l’esecutivo dell’Ue, «i consumi privati sono destinati a rimanere contenuti, dato che la crescita delle retribuzioni resta al di sotto dell’inflazione».

È soprattutto un mercato del lavoro «vigoroso come non mai» a rafforzare la resilienza dell’economia europea, sostiene la Commissione, sottolineando come il tasso di disoccupazione nell’Ue ha toccato un nuovo minimo storico del 6% nel marzo scorso e i tassi di partecipazione e di occupazione siano a livelli record. Si prevede una reazione «solo lieve» del mercato del lavoro al rallentamento dell’espansione economica, con una crescita dell’occupazione pari allo 0,5% quest’anno e allo 0,4% nel 2024, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe restare appena al di sopra del 6%. «La crescita delle retribuzioni ha subito un’accelerazione dall’inizio del 2022, ma finora è rimasta ben al di sotto dell’inflazione» osserva la Commissione, che prevede aumenti salariali più sostenuti a causa «delle pressioni da parte dei lavoratori per recuperare la perdita di potere d’acquisto».

A livello economico è stata registrata una crescita moderata nei primi mesi del 2023 che ha dissipato i timori di una possibile recessione, per cui si prevede una crescita dell’1% del Pil europeo per l’anno in corso (leggermente superiore allo 0,8% delle previsioni d’inverno) e dell’1,7% nel 2024 (1,6% nelle previsioni d’inverno), con valori di crescita simili anche per l’area dell’euro (1,1% nel 2023 e 1,6% nel 2024). Con la diminuzione dei prezzi dell’energia, l’inflazione complessiva ha continuato a diminuire nel primo trimestre del 2023 dopo il picco del 2022, mentre persiste l’inflazione di fondo (al netto dei beni energetici), che in marzo ha raggiunto un massimo storico del 7,6%. Si prevede tuttavia una graduale diminuzione, con valori su base annua che dovrebbero attestarsi al 6,1% nel 2023 e scendere al 3,2% nel 2024.

Ristabilire equilibrio tra lavoro e ricchezza

Secondo i sindacati europei è però necessario concentrarsi sulla necessità di ristabilire un equilibrio tra lavoro e ricchezza perché, come sostiene la segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Esther Lynch, «la ricchezza, l’eccessivo consumo di pochi fondato sulla distruzione ecologica e sulla persistente ingiustizia sociale ed economica, non è fondamento per il futuro». Infatti, osserva la Ces, gli standard di vita stanno diminuendo in tutta Europa, con solo due risposte da parte dei leader economici, finanziari e politici: moderazione salariale e pressione sui lavoratori attraverso tassi di interesse più elevati e limitati investimenti pubblici, «maggiore inasprimento fiscale e riduzione del disavanzo eccessivo in un momento in cui abbiamo bisogno di investimenti per la transizione verde». Secondo Esther Lynch, intervenuta recentemente alla conferenza Beyond Growth al Parlamento europeo, «è chiaro che l’imperativo della crescita ha modellato l’architettura dell’economia moderna, il semestre europeo è radicato nel paradigma della crescita». La Ces chiede invece modifiche alle regole fiscali, al fine di promuovere gli investimenti “verdi” e per riconoscere l’importanza della spesa sociale sia per il benessere che per la competitività: «Sentiamo e leggiamo richieste di riduzione del disavanzo eccessivo, ma non si può tornare all’austerità».

Serve lavoro di qualità, con salari equi e sicuri

La Ces evidenzia come uno dei dati che illustra la necessità di redistribuzione tra reddito da capitale e reddito da lavoro sia quello relativo alla crescente divergenza tra l’andamento dei pagamenti dei dividendi e l’andamento dei salari. Nel 2022 le più grandi aziende europee hanno infatti pagato dividendi record per 230 miliardi di euro, con un aumento del 14%, mentre in molti Paesi i salari nominali sono rimasti ben al di sotto dell’inflazione. I dividendi, largamente al di sopra dell’inflazione, sono cresciuti molto di più dei salari: di 36 volte in Danimarca, di 8 volte in Germania, di 6 volte in Francia ad esempio. Questi dividendi record, denuncia la Ces, sono stati possibili perché le aziende hanno aumentato i loro margini di profitto a scapito dei lavoratori e dei consumatori: «La truffa sui prezzi per creare profitti e dividendi eccessivi sta guidando l’inflazione che sta danneggiando le famiglie». Nonostante ciò, pochi Paesi hanno introdotto tasse sugli utili societari in eccesso. Serve invece un riequilibrio nei confronti dei lavoratori e del lavoro, sostiene la Ces attraverso la sua segretaria generale: «Abbiamo bisogno di aumenti salariali. Un paradigma oltre la crescita deve garantire che i posti di lavoro siano di qualità e che i salari dei lavoratori siano equi e sicuri. Ciò significa, in sostanza, garantire il diritto dei lavoratori di iscriversi a un sindacato e di contrattare collettivamente. Garantire che almeno l’80% dei lavoratori sia coperto da un contratto collettivo».

Ricordando come recentemente la ricerca negli Usa abbia dimostrato che salari minimi elevati sono associati a sostanziali aumenti dell’occupazione, Lynch ha sottolineato l’importanza della direttiva europea sul salario minimo e l’adeguatezza dei salari minimi sia per i lavoratori che per l’economia. «Abbiamo bisogno di investimenti per una transizione verde di successo, ma siamo chiari: non possono esserci assegni in bianco. Tutte le risorse devono essere accompagnate da requisiti per condizionalità sociali, come evitare licenziamenti o detrimenti nelle condizioni di lavoro, nonché obblighi di riqualificazione e creazione di apprendistati di alta qualità e diritto alla formazione» ha dichiarato la segretaria generale della Ces, secondo la quale «il modo in cui andremo oltre la crescita sarà importante, per questo il dialogo sociale e la contrattazione collettiva dovrebbero essere fondamentali e non un’aggiunta».