Occupazione e diritti sociali in secondo piano rispetto a competitività e sicurezza
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato la composizione del gruppo di commissari che dovrebbero costituire l’esecutivo dell’Ue nel suo nuovo mandato 2024-2029, ma ancor prima dell’esame che dovrà svolgere il Parlamento europeo crescono le critiche e le polemiche. Il gruppo proposto dalla presidente è costituito da 26 commissari, compresi 6 vicepresidenti esecutivi: tre in rappresentanza di storici Stati membri e tre provenienti da Paesi che hanno aderito all’Ue con la riunificazione europea avvenuta negli anni Novanta e Duemila. Undici sono donne, cioè solo il 40% e quindi in percentuale inferiore a quanto aveva annunciato rispetto alla parità di genere la presidente, che ha spiegato: «Quando ho ricevuto la prima serie di candidature eravamo intorno al 22% di donne e il 78% di uomini. Era inaccettabile. Quindi ho lavorato con gli Stati membri e siamo riusciti a migliorare l’equilibrio al 40% di donne e al 60% di uomini. E dimostra che, per quanto abbiamo ottenuto, c’è ancora molto lavoro da fare».
Le critiche maggiori riguardano però l’aspetto politico della composizione del Collegio, soprattutto per quanto concerne l’assegnazione delle vicepresidenze e i vari equilibri tra i rappresentanti degli Stati membri, cosa che avviene già in ambito di Consiglio e non dovrebbe essere centrale nella Commissione. Dove invece contano maggiormente il programma e le competenze, ma anche su questo non mancano le perplessità.
Le «priorità fondamentali» della nuova Commissione sono infatti prosperità, sicurezza e democrazia: «Lo sfondo è competitività nella doppia transizione, molto interconnesse e trasversali» ha detto von der Leyen. Competitività che è una delle principali raccomandazioni del Rapporto presentato dall’ex presidente della Bce, Mario Draghi. Ciò significa, secondo la presidente della Commissione: «Rafforzare le nostre sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia. Costruire un’economia competitiva, decarbonizzata e circolare, con una transizione equa per tutti. Progettare una strategia industriale audace con innovazione e investimenti al centro. Rafforzare la coesione e le regioni europee. Sostenere le persone, le competenze e il nostro modello sociale. Garantire che l’Europa possa affermare i propri interessi e guidare il mondo». Nella realizzazione di questo programma, ha poi sottolineato von der Leyen, «ogni membro del Collegio è uguale e ogni commissario ha la stessa responsabilità di realizzare le nostre priorità. Ciò significa che tutti i commissari devono lavorare insieme. In questo spirito, ogni vicepresidente esecutivo avrà anche un portafoglio su cui concentrarsi, per il quale dovrà lavorare con altri commissari. Perché ciò che riguarda la sicurezza riguarda la democrazia, ciò che riguarda l’economia riguarda la società e ciò che riguarda il clima e l’ambiente riguarda anche le persone e le aziende».
Ma proprio a proposito di economia, società, persone e aziende sono state espresse forti critiche da parte dei sindacati europei.
Manca un commissario per l’occupazione
Secondo la Confederazione europea dei sindacati (Ces), la decisione della presidente della Commissione di eliminare di fatto il commissario per l’Occupazione, inserendone le competenze in un portafoglio generico denominato “Persone, competenze e preparazione”, rappresenta un grave errore in generale e soprattutto in un momento di crisi occupazionale come quello attuale. «Ogni Commissione europea dagli anni Settanta ha incluso un commissario per l’Occupazione e gli affari sociali, oppure Occupazione e diritti sociali come dal 2019» sottolineano i sindacati europei, secondo cui è grave che la Commissione abbia reso noto «piani per declassare l’importanza del suo portafoglio per l’occupazione e i diritti sociali, meno di 24 ore dopo che i lavoratori hanno marciato per chiedere azioni per proteggere i posti di lavoro». L’annuncio di von der Leyen è infatti giunto dopo che migliaia di lavoratori si erano radunati a Bruxelles per denunciare la crescente crisi dell’industria europea. «Chiedo a Ursula von der Leyen di ripristinare urgentemente il portafoglio della Commissione per i lavori di qualità e i diritti sociali» ha detto la segretaria generale della Confederazione europea, Esther Lynch, secondo la quale «eliminare il commissario per i lavori e i diritti sociali invia un messaggio completamente sbagliato ai lavoratori sulle priorità della nuova Commissione».
La casa automobilistica Audi ha minacciato recentemente il taglio di oltre 3000 posti di lavoro, ma i problemi nel settore automobilistico fanno parte di una tendenza più ampia che ha visto l’Europa perdere 850.000 posti di lavoro in tutti i settori tra il 2019 e il 2023. Una ristrutturazione su larga scala nell’industria siderurgica è stata annunciata da diversi gruppi, tra cui Liberty Steel e ThyssenKrupp. Stellantis ha annunciato una ristrutturazione in Italia e Francia, mentre Volkswagen ha rinnegato un accordo di contrattazione collettiva di tre decenni con IG Metall che proteggeva i posti di lavoro. Per questo la Ces aveva chiesto alla presidente della Commissione europea di convocare una task force di emergenza, costituita da sindacati e datori di lavoro, per risolvere la crisi attraverso un accordo industriale basato sugli investimenti e non sull’austerità.
Invece, denuncia Esther Lynch, «quello che i lavoratori hanno visto sono i leader europei distratti dal gioco politico sui “lavori più importanti” della Commissione, quando dovrebbero concentrarsi sul salvataggio dei lavori di qualità dalla crescente crisi nei nostri settori». La proposta di nuova Commissione, ha aggiunto Lynch, «è piena di portafogli che purtroppo sembrano essere stati elaborati in occasione di una giornata aziendale fuori sede piuttosto che in risposta alle priorità dei lavoratori».
Una Commissione, dunque, «sbilanciata quando si tratta di genere e priorità politiche», che ha «iniziato con il piede sbagliato con i lavoratori e ora ha molto lavoro da fare per guadagnarsi la loro fiducia» secondo la segretaria generale della Ces, che ha rivolto un appello: «Di fronte alla crescente minaccia dell’estrema destra, spetta ai democratici dimostrare ai cittadini che stanno ascoltando e rispondendo alle loro priorità attraverso un progetto di speranza che ponga i lavoratori al centro del progetto europeo».