Martedì 17 settembre, presso l’Auditorium Aruba a Ponte San Pietro (in provincia di Bergamo), si è svolto il convegno “Un lavoro più umano nell’era della Al”, organizzato dalla CISL Bergamo, con la partecipazione di diversi esperti provenienti dalle realtà maggiormente impattate dall’intelligenza artificiale, dalla medicina, al mondo delle imprese al Sindacato stesso
L’introduzione ai lavori è stata affidata a Francesco Corna – Segretario Generale CISL Bergamo:
“L’intelligenza artificiale è un tema che coinvolgerà tutti i settori lavorativi, inclusi quelli impiegatizi e creativi e perciò avrà un impatto sull’intero mondo del lavoro. Ovviamente, questi strumenti non rappresentano la panacea di tutti i mali, ma, se sfruttati e regolati correttamente, potrebbero portare numerosi benefici e, se, come Sindacato, riusciremo a integrarli nei contratti e nelle trattative, sarà possibile migliorare gli ambienti lavorativi, renderli più a misura di persona, ridurre la fatica, monitorare la stanchezza e prevenire gli infortuni. Inoltre, potrebbe favorire il lavoro da remoto, contrastando il fenomeno dello spopolamento delle montagne ed alleggerire i carichi di lavoro per i lavoratori anziani, in un contesto in cui l’età pensionabile si sposta sempre più in avanti. Sarà nostro compito accompagnare i lavoratori che potrebbero essere costretti a cambiare mansione, attraverso un processo di formazione continua, una battaglia storica della CISL che sostiene che il lavoratore debba formarsi per tutta la durata della sua carriera. Dobbiamo essere presenti in questo cambiamento: la partecipazione sarà la chiave per il futuro e dovremo studiare e lavorare per continuare ad essere protagonisti”
Successivamente si è tenuta una tavola rotonda, moderata da Fabio Nava – Segretario Generale Aggiunto CISL Lombardia, alla quale sono intervenuti:
Ivana Pais – Coordinatrice gruppo di lavoro “Politiche industriali per l’intelligenza artificiale” del CNEL e professoressa di sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore:
“Quando si parla di intelligenza artificiale, emergono sempre i termini ‘rischio’ e ‘opportunità’. Ma in che senso l’intelligenza artificiale presenta dei rischi? Secondo il sociologo tedesco Ulrich Beck, autore del libro ‘La società del rischio’, il rischio rappresenta uno stadio intermedio tra la sicurezza e la distruzione. Che cosa sta accadendo oggi? Chi sta definendo i rischi dell’IA? Chi alza la voce per contrastare questi rischi? Stiamo assistendo a un fenomeno inedito: coloro che denunciano i rischi legati all’intelligenza artificiale sono spesso gli stessi che la producono. Ci sono diverse interpretazioni in merito a quanto sta accadendo: spesso chi definisce i rischi, spesso sono gli stessi attori dell’IA, dicono ‘è così potente che neanche noi sappiamo esattamente come funzioni’, il che porta all’idea che solo loro possano regolamentare questi sistemi e questo approccio sembra funzionare, poiché negli Stati Uniti, ai Tavoli di governance, siedono proprio i protagonisti dell’industria dell’IA; perché si parla di rischio di estinzione umana? Questo potrebbe essere una strategia per deviare l’attenzione da rischi più immediati e concreti, come quelli ambientali. Ma che cosa pensano i giovani dell’intelligenza artificiale? L’IA è la tecnologia in cui i giovani ripongono più fiducia rispetto ad altre, vedono molte più opportunità che rischi. Tuttavia, i giovani italiani, pur essendo tra i più fiduciosi in Europa verso l’IA, sono anche tra quelli che ne sanno meno e questo è un aspetto delicato su cui il nostro sistema formativo dovrebbe intervenire“
Paolo Rota – Vicepresidente di Confindustria Bergamo:
“Fino a novembre 2022, il tema predominante non era l’intelligenza artificiale, ma la digitalizzazione. Anche all’interno delle aziende, fino al 2023, non si parlava di intelligenza artificiale. Tuttavia, con l’introduzione di queste nuove tecnologie, c’è stato un salto di qualità in termini di potenza di calcolo. Questo progresso, però, ha un costo, poiché, come già menzionato, l’IA comporta un elevato consumo energetico e sprechi. Nella bergamasca, l’intelligenza artificiale generativa sta iniziando a diffondersi, coinvolgendo non solo le mansioni impiegatizie, ma anche il settore manifatturiero e il tessuto produttivo orobico. Alcuni esempi di applicazione dell’IA sono già presenti nel territorio, come nell’azienda ABB, in Fassi, in un’azienda della farmaceutica e una di macchinari industriali“
Marco Lai – Direttore del Centro Studi CISL Nazionale:
“Quello che normalmente chiamiamo Intelligenza Artificiale, per ora, non è altro che una forma avanzata di digitalizzazione. Tuttavia, le regole che riguardano la digitalizzazione sono applicabili anche all’IA, pertanto il legame tra digitalizzazione avanzata e IA può essere utile per delineare le norme di riferimento. Ma un’intelligenza può davvero essere artificiale? La capacità di ‘intus legere’, ovvero di leggere e comprendere dall’interno per esprimere un giudizio, può appartenere a un soggetto inanimato? Anche se ammettiamo che l’Intelligenza Artificiale possa fornire risposte e prendere decisioni, di chi è la responsabilità finale? Il fatto che un’azienda utilizzi l’Intelligenza Artificiale per prendere decisioni non la esime dalla responsabilità, è quindi fondamentale capire chi si assume la responsabilità delle scelte e delle risposte fornite dall’IA. L’approccio del Sindacato a questi temi non deve essere difensivo: la vera svolta sta nel collegare l’introduzione dell’intelligenza artificiale alla partecipazione attiva dei lavoratori. Il Sindacato deve collaborare con l’azienda per verificare, a monte, gli effetti dell’introduzione dell’IA sull’occupazione e sulla formazione”. Se l’impresa non investe nel rafforzamento della comunità lavorativa, emerge un problema legato al senso stesso del lavoro: pochi lavoratori qualificati, che spesso emigrano all’estero in cerca di migliori opportunità. La tecnologia e l’intelligenza artificiale non richiedono meno pensiero, ma più riflessione. Se non si pensa, ci si atrofizza“
Francesco Locati – Direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII:
“Nell’epoca della società dell’informazione, caratterizzata da una rapidità di trasformazioni senza precedenti, emergono alcuni megatrend nel rapporto tra sanità e intelligenza artificiale: l’invecchiamento della popolazione, le nuove tecnologie, la sanità diffusa e la personalizzazione delle cure. Secondo lo studioso Federico Faggin, ‘la pandemia di Covid-19 avrebbe potuto distruggere le economie mondiali se non fosse stato per la disponibilità dei servizi di comunicazione e internet, che hanno permesso alle attività di proseguire’. Le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale in ambito sanitario sono molteplici: dall’analisi delle immagini della retina alla lettura di ECG, TAC e risonanze magnetiche. Tuttavia, la lettura non è ancora perfetta e richiede l’affiancamento di un esperto, ma ciò che colpisce è la velocità con cui avviene. L’IA si è estesa anche ad altre attività, come l’individuazione di possibili focolai medici (contact tracing) e la simulazione di interventi chirurgici per determinare la strategia operativa migliore“
E infine Don Cristiano Re – Delegato vescovile per la Vita sociale e la Mondialità:
“Non solo i produttori di intelligenza artificiale mettono in evidenza i pericoli legati a questa tecnologia, ma anche il Papa lo fa. Ricordo che il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2024 era intitolato ‘Intelligenza Artificiale e Pace’,; anche al G7 dello scorso luglio in Puglia, in un contesto globale segnato da guerre, il Papa ha orientato tutto il suo intervento su questo argomento: questo dimostra come la tecnologia non sia solo uno strumento, ma qualcosa che trasforma profondamente la vita delle persone. Questi temi devono stimolare la riflessione del sindacato e degli esseri umani su come interagire con tali strumenti, soprattutto all’interno della grande dimensione partecipativa che è il lavoro“
Ha chiuso la mattinata di lavori Daniela Fumarola – Segretaria Generale Aggiunta CISL Nazionale:
“Noi siamo all’interno di un’epoca di transizione, due su tutte quella ecologica e quella digitale, che trasformerà sia il mondo del lavoro sia il nostro stile di vita. Dobbiamo fuggire da una polarizzazione che io vedo sempre più presente: c’è una schiera di persone che pensa che attraverso l’intelligenza artificiale tutto è migliorabile, che possiamo vivere nel miglior mondo possibile; mentre un’altra apocalittica pensa che le macchine sostituiranno l’uomo senza colpo ferire. Io credo che non ci sia dubbio sul fatto che l’intelligenza artificiale non ci debba spaventare, ma dobbiamo avere un atteggiamento consapevole nell’affrontare questi strumenti. Noi sappiamo e abbiamo sempre visto che la scienza offre sempre dei grandi strumenti all’umanità, ma sta poi a quest’ultima sfruttarla nel miglior modo possibile. Come CISL pensiamo che l’intelligenza intelligenza artificiale possa migliorare la qualità del lavoro e aumentare la produttività, ma servono delle regole, serve un regolamento che regoli appunto la fase di avvio dell’intelligenza artificiale e, siccome questo strumento è dotato di una certa consapevolezza, questa fase algoritmica deve coinvolgerci e quindi da qui l’importanza della partecipazione, perché la persona dev’essere messa al centro e attraverso la contrattazione collettiva noi possiamo governare questi processi. Un ruolo fondamentale lo ha la formazione, sia per chi è già inserito nel mercato del lavoro, sia per chi non ha un certo tipo di competenze e rischia di essere escluso dal mercato del lavoro. L’obiettivo è stare dentro questo mondo, permettere a tanti giovani e donne di inserirsi nel mercato del lavoro, sia perché non hanno le competenze, sia perché sono obsolete, sia anche perché le aziende ne chiedono di diverse. E questo ci permetterebbe anche di contrastare il lavoro povero. Per affrontare tutto questo abbiamo bisogno di relazioni industriali partecipate, di un Sindacato responsabile che con le imprese offra ai lavoratori le migliori condizioni di lavoro possibili“