Il rinnovato impegno dei sindacati europei

A Berlino il 15° Congresso della Confederazione europea dei sindacati

«L’Europa ha bisogno di sindacati forti per affrontare le sfide che ci attendono – sociali, ambientali e tecnologiche – in un modo che metta i lavoratori e il pianeta al di sopra dei profitti a tutti i costi. Sono determinata a realizzare nei prossimi quattro anni un riequilibrio atteso da tempo tra datori di lavoro e lavoratori, aumentando il potere sindacale e assicurando una legislazione progressista a livello dell’Ue».

Con queste parole, la segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Esther Lynch, ha commentato la sua conferma alla guida dei sindacati europei per altri quattro anni, avvenuta nel corso del 15° Congresso svoltosi a Berlino nei giorni 23-26 maggio scorsi. Un evento che ha visto la partecipazione di oltre 600 delegati sindacali nazionali, tra cui i segretari generali e/o i presidenti di circa 93 organizzazioni sindacali nazionali di 41 Paesi europei, 10 Federazioni sindacali settoriali europee e ospiti provenienti da tutta l’Europa e non solo. Il Congresso ha celebrato i 50 anni della Confederazione europea dei sindacati e ha avuto il rinnovamento sindacale tra i temi centrali, tanto da concludersi con l’elezione del gruppo dirigente più giovane nella storia dell’organizzazione.

«In un momento in cui il divario tra ricchi e lavoratori sta crescendo, il rinnovamento sindacale è fondamentale e quindi sono lieta di essere stata incaricata di guidare la squadra più giovane mai eletta della Ces» ha aggiunto la segretaria generale Lynch, impegnando il nuovo gruppo di lavoro ai vertici della Confederazione sindacale a mettere in pratica il piano d’azione e il manifesto concordati in quattro giorni di dibattito da un migliaio di sindacalisti in rappresentanza di oltre 45 milioni di lavoratori.

Priorità per il mandato 2023-2027

Le priorità per il sindacato europeo, su cui la Ces intende lavorare nel corso del mandato che durerà fino al prossimo Congresso del 2027, sono varie e impegnative.

Innanzitutto il divieto di finanziamento pubblico per le aziende che rifiutano di riconoscere i sindacati o di contrattare collettivamente. Poi l’impegno a prevenire un ritorno all’austerità e ad agire per far sì che le nuove regole economiche dell’Ue mettano al primo posto le persone e il pianeta. Si cercherà anche di garantire la piena e rapida attuazione della direttiva sulla parità retributiva e di fare in modo che nessun lavoratore sia lasciato indietro nella transizione verso un’economia verde e digitale. Inoltre, il Congresso ha assunto l’impegno di svolgere un continuo monitoraggio affinché sia praticata una regolamentazione dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro basata sul principio “human in control”. Infine, ma non meno importante, la Ces ha annunciato che si impegnerà ad aumentare l’adesione ai sindacati «come baluardo contro l’ascesa dell’estrema destra».

Sindacalismo protagonista nei periodi difficili

«Nessuno dovrebbe essere lasciato indietro, questo è il nostro credo» ha dichiarato nel suo intervento il presidente della Ces, Laurent Berger, ricordando che quando si è trattato di rilanciare le economie europee, dopo che la pandemia ha bloccato l’economia globale e messo in luce i limiti dei modelli economici e sociali, il movimento sindacale europeo ha chiesto soluzioni ambiziose adeguate, «senza che l’urgenza ci facesse dimenticare le sfide derivanti dalle transizioni ecologiche e digitali, e credo che siamo stati ascoltati». Così, ha osservato, il piano di investimenti su larga scala che è NextGenerationEu, il meccanismo europeo di riassicurazione contro la disoccupazione Sure o i prestiti comuni, «possono essere in parte accreditati al sindacalismo europeo e alla Ces». Un sindacalismo che «deve essere in azione soprattutto in tempi difficili», perché il valore aggiunto sindacale consiste proprio nel «non essere semplici commentatori o osservatori passivi, ma agire, cogliendo tutte le opportunità per far avanzare i diritti dei lavoratori». Per questo la Ces, ha ricordato il suo presidente, negli ultimi anni ha lavorato per portare a compimento le direttive sul salario minimo e sulla trasparenza delle retribuzioni, consolidando così il pilastro europeo dei diritti sociali, e «ha contribuito a fare dell’Europa un pioniere della neutralità sul cambiamento climatico, investendo nel patto verde, sulla carbon tax e più recentemente sul piano industriale verde», oltre ad impegnarsi per un’Europa più democratica e più sociale.

Dialogo sociale fondamentale nel modello europeo

Un impegno ad ampio raggio, quello del movimento sindacale europeo, riconosciuto anche dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, secondo la quale «la Ces ha contribuito instancabilmente durante questo mezzo secolo a rendere l’Europa un posto migliore. Se oggi l’Europa ha gli standard di lavoro più elevati al mondo è anche grazie al vostro impegno».

L’economia sociale di mercato dell’Ue, ha detto la presidente della Commissione intervenendo al Congresso della Ces, «funziona perché c’è un dialogo costante tra i sindacati, le associazioni dei datori di lavoro e i governi. Si tratta quindi di un modello che ha al centro la nota contrattazione collettiva. E questo non è scontato, dovremmo sempre tenerlo a mente».

Un’economia sociale di mercato che deve stare al passo col mondo che cambia e che, proprio per questo, «ha bisogno» dei sindacati, ha aggiunto Von der Leyen: «Abbiamo bisogno di voi perché conoscete le preoccupazioni dei lavoratori. Sapete dove le nostre regole non sono più adatte allo scopo e necessitano di un aggiornamento. Conoscete il collaudato sistema di contrattazione collettiva con i datori di lavoro, e questo è il vantaggio competitivo dell’Europa in tempi di cambiamento. Perché ci aiuta a bilanciare entrambi: le opportunità emergenti e i nuovi rischi; il successo economico, ma anche il successo per le persone. E al centro di tutta questa azione deve esserci l’individuo. Non importa quale sfida ci attende, non importa quanto velocemente il mondo continui a cambiare intorno a noi, possiamo e dobbiamo rimanere fedeli alla promessa europea: mettere le persone al primo posto».