La pubblica amministrazione italiana è più magra e meno costosa

Milano, 20.2.2014
 
Il pubblico impiego italiano sta dimagrendo e costa sempre meno ai cittadini. Sicuramente necessita di un cambiamento radicale, ma se paragonato ai “cugini” d’oltralpe è più snello e meno costoso. E’ quanto emerge, a sorpresa, dai dati della ricerca presentata ieri mattina dall’Ocap Sda Bocconi nel corso dell’incontro “La p.a. che vogliamo”, che ha visto tra i suoi protagonisti anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Per aprile si annuncia un nuova riforma della pubblica amministrazione – ha sottolineato Bonanni – mi auguro che sia l’occasione per riflettere sugli errori commessi in questi ultimi anni e per definire in modo chiaro quale tipo di assetto istituzionale vogliamo“. ”Certamente il sistema dev’essere al centro di un riassetto – ha aggiunto – ma non possiamo assistere nuovamente a una mera operazione di tagli lineari che anziché rendere più efficiente la pubblica amministrazione si limita a penalizzare i lavoratori”. Stando ai dati diffusi ieri, peraltro, i tagli decisi negli ultimi anni hanno già prodotto un deciso effetto. Il nostro Paese, infatti, per il personale pubblico spende il 33% in meno, pro capite, rispetto ai francesi. Non solo. Tra il 2008 e il 2012, il numero dei dipendenti pubblici è calato del 5,5%, portandosi a 3.238.474 unità, e la spesa per i dipendenti pubblici è a sua volta calata del 4,38% a 165,4 miliardi di euro, ovvero 2.710 euro pro capite. Una cifra poco inferiore a quella della media europea (pari a 2.736 euro), ma ben al di sotto di quella di Paesi dalle dimensioni e dallo sviluppo economico paragonabili al nostro, come la Francia, dove la spesa raggiunge addirittura i 4.080 euro pro capite, e il Regno Unito (3.260 euro). Anche il rapporto tra la spesa per i redditi da lavoro dei dipendenti pubblici e il totale della spesa pubblica attuale si è portato nel 2012 leggermente al di sotto della media europea (24,8% contro 24,9%), con un calo di quasi due punti percentuali rispetto al 2008. Ciò non toglie che il settore del pubblico impiego, secondo il parere unanime degli “addetti ai lavori” debba essere rivisto e diventare strategico per il rilancio dell’intero sistema Paese.