Mundo Grua

Milano, 26.5.2016
 
REGIA: Pablo Trapero SCENEGGIATURA: Pablo Trapero FOTOGRAFIA: Cobi Migliora MONTAGGIO: Nicolas Goldbart MUSICHE: Francisco Canaro
INTERPRETI: Luis Margani, Adriana Aizemberg, Daniel Valenzuela, Rolly Serrano, Federico Esquerro, Graciana Chironi, Alfonso Rementeria
PRODUZIONE: Lita Stantic, Pablo Trapero  DISTRIBUZIONE: Lucky Red  DURATA: 90 Min
 
 
Arrivato ai cinquanta anni, Rulo è afflitto da obesità e, soprattutto, dal fatto di essere disoccupato e di dover mantenere la madre e un figlio diciannovenne. Venti anni prima, nei Settanta, era stato bassista in un gruppo rock che aveva raggiunto una certa notorietà in Argentina. La realtà di oggi è più miserevole. Rassegnatosi all’idea di doversi impiegare come operaio, si presenta in una ditta, ma all’ultimo un altro gli porta via il posto. L’amarezza è in parte alleviata dagli incontri con Adriana, quasi coetanea, proprietaria del chiosco dove lui consuma il panino quotidiano. Con lei comincia una timida storia d’amore, che però si interrompe quando Rulo è costretto ad accettare una proposta di lavoro, che lo destina però a duemila chilometri da Buenos Aires. Giunto nella località dove si lavora alla costruzione di un acquedotto, Rulo viene assegnato in una stanza insieme ad altri operai occasionali di varia provenienza. Gli orari sono duri, il luogo mette tristezza, la paga non sempre arriva con puntualità. Rulo non sta bene di salute e ben presto capisce di non potercela fare. Quando decide di rinunciare, sa che il ritorno nella capitale significa dover fare i conti con una vita tutta da inventare.
 
Opera prima, vincitrice della Settimana della Critica al Festival di Venezia, Mondi Grua affronta le tematiche del lavoro, mondo proletario e difficoltà del vivere nell’Argentina di quegli anni.
 
 
LA CRITICA
 
Mondo Grua è un film da andare a vedere non perché è un film argentino e bisogna incoraggiare le cinematografie lontane, ma perché chi sta dietro alla mdp sa di cosa sta parlando, non compromette l’idea di sceneggiatura anteponendo vezzi stilistici e pesantezze ideologiche alla chiarezza di campo. E soprattutto sceglie un preciso punto di vista (…). Un’elegia del leggero permanere in una vita pesante. (Raffaella Giancristofaro, ‘Duel’, 1 marzo 2000).
 
Con lo stile dell’inchiesta televisiva, Trapero registra alcuni momenti nella vita senza entusiasmi di Rulo, evita accuratamente ogni predica moralistica e ogni sottolineatura ideologica, ma in questo modo riesce a farci aprire gli occhi di fronte a una realtà lontana (e non solo perché dall’altra parte dell’Atlantico). L’affetto con cui descrive il suo non-eroe perdente e rassegnato unito all’ironia con cui ci trasmette la sua carica vitale e umanissima finiscono per farci riflettere invece che rassegnarci. E a lasciare in noi spettatori la voglia di capire piuttosto che di compiacerci della nostra gratuita indignazione. (Paolo Mereghetti, Io donna 17 giugno 2000).
 
Il protagonista, Rulo, vive a Buenos Aires e lavora in un grande cantiere. Ha un passato da musicista rock di un certo successo; la sua è una vista molto modesta e abbastanza tranquilla, e il film la racconta con toni molto tranquilli. Improvvisamente sorgono problemi col lavoro e sarà l’inizio di una serie di problemi. Il regista, Pablo Trapero descrive i personaggi con amore e, nello stesso tempo, rigore e pacatezza; non eccede mai in derive retoriche o in eccessi visivi. Rulo, eletto rapidamente a Venezia come personaggio più simpatico visto al festival, è sovrappeso, sciatto; è un animo bonario, semplice, assai disponibile verso il prossimo. Il quadro che esce da questo film non è quello di un mondo tetro, cupo, senza speranza, ma quello di un’umanità vista in modo lieve, semplice, senza le categorizzazioni eccessive delle analisi antropologiche, sociologiche o psicanalitiche. Personaggio simpatico ed umanissimo, Rulo è il cardine di una commedia costruita con uno stile realistico oltre la norma, sottolineato dalla fotografia in bianco e nero. Il messaggio finale, nonostante tutte le vicissitudini e i momenti amari, è, tutto sommato, positivo: il mondo va avanti, anche se il dolore e le difficoltà sono spesso dietro l’angolo… (Vito Casale – Centraldocinema)
 

 

Vi diamo una notizia: l’Argentina non produce solo bistecche e calciatori. Dal paese di Batistuta (e di Borges) arriva, da qualche anno, il miglior cinema del continente latino-americano: grazie ad una nuova generazione di registi, moderni e classici al tempo stesso. É quindi bello che nella stagione di Garage Olimpo (il dramma dei desaparecidos raccontato da un italiano) arrivi nei nostri cinema un piccolo, notevolissimo film come Mondo grua, premiato come miglior titolo della Settimana della Critica a Venezia ’99. Pablo Trapero, il regista, ha 29 anni e questa è la sua opera prima. Nel suo curriculum coesistono l’hobby per la musica (suona la chitarra) e la folgorazione quando vide, per la prima volta, Tempi moderni di Charlie Chaplin. Non vi sorprenderà, quindi, sapere che Trapero accoppia il vigoroso approccio “neorealistico” della storia a temi più consoni alla sua età. Forse solo un giovane regista rockettaro poteva inventare un personaggio come Rulo, cinquantenne che in quel di Buenos Aires cerca disperatamente un impiego e finisce a manovrare la gru in un cantiere. Rulo, negli anni ’70, è stato il bassista di un gruppo a suo modo famoso: ora, superato il “mezzo del cammin”, deve mantenere la madre e il figlio diciannovenne che sogna di seguire le sue orme (come musicista, non come edile). Ma in cantiere giunge ben presto un operaio più abile – e più furbo – di lui, e Rulo si troverà un altro lavoro a 2000 chilometri di distanza, in quei territori che rendono ancora oggi l’Argentina un paese di frontiera(…) Trapero scrive nelle note di regia che “le gru sono il termometro dello stato di una città, un simbolo di progresso. Da questo punto di vista il film è un paradosso: il protagonista perde tutto quello che ha, lavorando in una macchina che rappresenta l’opposto di quello che gli sta capitando”. Questo Trapero è forse un pericoloso marxista, ma prima di tutto é un bravo regista (…). Anche il suo attore protagonista, Luis Margani, è molto bravo. Insomma, Mondo grua è un film da vedere.   (Alberto Crespi        l’Unità 27/5/2000)