Milano, 16.1.2014

Critica sociale ed anticapitalistica in questo horror d’annata girato da Tobe Hooper con pochi mezzi. La descrizione dell’ambiente di lavoro alla Gartley’s Blue Ribbon Laundry, pur essendo finalizzato al racconto si presta a riflessioni sulla sicurezza sul lavoro.
La Blue Ribbon Laundry, vecchia industria di tipo vittoriano, è gestita col pugno di ferro dal vecchio Bill Gartley (Robert Englund). L’atmosfera lavorativa peggiora assai quando il mangler, o mangano (stiratrice industriale), stira e piega un’operaia. L’investigatore John Hunton scoprirà che il mangler cerca sangue di vergine per scatenare i suoi poteri oscuri.
LA CRITICA

A Rikers Valley, diverse morti vedono protagonista il “Mangler”, la stiratrice di una imponente lavanderia industriale. Il misterioso caso attira l’attenzione e la preoccupazione di John Hunton, il detective incaricato di indagare su questi insoliti e terribili incidenti. L’indagine chiude il caso come “causa accidentale”, ma le ricerche del detective fanno emergere un’inquietante segreto soprannaturale: il mangano è posseduto da uno spirito demoniaco, divoratore di vergini, disseminatore di sangue e causa di cruenti omicidi. Tobe Hooper scrive e dirige questo horror ideato da un racconto breve di King, che ripropone la sua idea di malvagità metafisica e concreta al contempo. Il soggetto non rappresenta nulla di eccelso o elaborato, ma semplicemente un racconto favolistico dell’orrore. Dalla storia magra e povera di King, Hooper ottiene, di conseguenza, ben poco: la semplicità della trama fa spesso girare a vuoto il film, che risulta in diversi punti ampolloso ed inutile, se non per le scene violente e sanguinose tuttavia ottimamente girate. Il massimo che la pellicola è in grado di spremere è qualche sbocco qualitativo e riflessivo che però crea più apparenza che sostanza, come i rischi di mortalità della classe operaia messi in primo piano e l’avidità estremizzata dell’antagonista ricco e potente (interpretato da un Englund in grado di animare un personaggio cartonato e fumettistico). La tensione, ben creata ma mai troppo vistosa, accompagna il film fino al frettoloso ed ampiamente esagerato finale, che porta alla conclusione della storia, che dimostra come l’infernale macchina sia riuscita a soggiogare e corrompere chiunque utilizzando la bramosia di ogni abitante della piccola cittadina del Maine. La storia, a volte forzata e a volte poco ammissibile, racconta poco e nulla ma racchiude un fantastico reparto tecnico, che si serve ben poco degli effetti speciali, costituiti anche da una scadente CGI, ma che è esaltato da una regia perfetta, che racchiude la maturità e l’esperienza di Hooper, e una spettacolare fotografia.
Nonostante l’ottima direzione e il bravissimo Ted Levine, duro e convincente, l’idea di base e la storia che ne segue catturano ben poco. Dalla fantasia di King alla mano di Hooper, però, questa pellicola è diventata col tempo un cult di genere, strutturalmente debole ma di godibile visione. (Alan Wake su Film Scoop)
Nonostante l’ottima direzione e il bravissimo Ted Levine, duro e convincente, l’idea di base e la storia che ne segue catturano ben poco. Dalla fantasia di King alla mano di Hooper, però, questa pellicola è diventata col tempo un cult di genere, strutturalmente debole ma di godibile visione. (Alan Wake su Film Scoop)
Il “mangler” è un marchingegno che funziona come stiratrice di indumenti in una lavanderia. È alimentata da operaie sempre più sfinite dall’incessante lavoro e vessate dal padrone, uno storpio mezzo cieco. A un certo punto, nei pressi dell’infernale macchinario cominciano a verificarsi incidenti mortali: un poliziotto inizia a indagare su quei decessi e arriva a una sconcertante conclusione… Il film è stato definito, a ragione, un “horror gotico-dickensiano”. Da notare la presenza dell’ex Freddy Krueger, Robert Englund, nei panni del bieco padrone, che si affranca con humour dal personaggio che l’ha reso famoso e che rischiava di “schiavizzarlo”. (FilmTv).