Verso il sindacato delle Alpi

Milano, 22.5.2015
 
“Relazioni” è questo l’ingrediente principale per avviarsi verso un sindacato delle Alpi che da un lato esalti le specificita’ del territorio e, dall’altro, tenga conto  della fluidità del mercato del lavoro che oggi porta oltre 500 frontalieri in Canton Ticino.
Un primo passo per sviluppare nuove forme di solidarietà e dialogo è il consiglio generale della Cisl di Sondrio, che ha riunito questa mattina a Chiavenna esponenti sindacali dell’Ocst e Syna svizzeri, ma anche della Cisl Piemonte Orientale, della Valle D’Aosta e dell’Alto Adige.
Un’occasione ma anche una necessità, in seguito alla legge Delrio, quella di ridisegnare il territorio e, quindi, discutere di un nuovo modello sindacale che sappia cogliere i bisogni dei lavoratori offrendo servizi e favorendo la cooperazione transfrontaliera come ha sottolineato Osvaldo Domaneschi, segretario generale della Cisl Lombardia. “La nostra organizzazione ha l’opportunità di mettere in campo idee, capacità e aprire il dialogo tra territori di confine dando così il proprio contributo all’evoluzione del nostro Paese”.
E’ il segretario generale della Cisl di Sondrio, Mirko Dolzadelli, a ricordare che la specificità della montagna è elemento di forza e non di debolezza e a sollecitare i sindacati di confine a riappropriarsi dell’identità alpina non in modo nostalgico, ma guardando agli elementi che costituiscono il valore aggiunto di questi luoghi.
Dagli interventi di Luca Caretti della Cisl Piemonte Orientale, Riccardo Monzeglio della Cisl Valle D’Aosta, Michele Buonerba della Cisl Alto Adige, Meinrado Robbiani dell’Ocst e Kurt Regotz del Syna è emersa la necessità di una progettualità comune tra Italia e Svizzera in materia di investimento sulla formazione professionale dei lavoratori che sia appetibile sia all’azienda, ma anche strumento di difesa del proprio posto di lavoro per il lavoratore e la creazione di strutture bilaterali.
Il consiglio generale si è chiuso con l’intervento del segretario generale Cisl, Annamaria Furlan: “Questo è l’esempio di come un territorio possa essere oggetto di sperimentazione  e modello organizzativo basato sulla rete e non la gerarchia – ha detto -. Il tema del lavoro dignitoso e di qualità va rimesso al centro del dibattito e deve coinvolgere le istituzioni nazionali, l’Europa e le parti sociali perché diventino portatori di crescita per un vero patto per lo sviluppo”.